La
sete di conoscenza è uno dei tratti distintivi della mente umana.
Per ottenere la Conoscenza e il potere che ne deriva, gli uomini
hanno sorpassato i propri limiti, hanno scatenato guerre e messo in
discussione religioni. Adamo ed Eva, nella tradizione
veterotestamentaria, sono stati cacciati dal Paradiso Terrestre per
aver assaggiato indebitamente dall’Albero della Conoscenza.
Esiste
(nella realtà, non solo nella finzione letteraria) un testo
misterioso e affascinante chiamato Codex Gigas. Esso è un
manoscritto illustrato di immani dimensioni, redatto nelle vicinanze
di Praga da un monaco penitente (probabilmente attraverso venti e più
anni di lavoro), entrato nella multiforme collezione dell’imperatore
alchimista di Praga, Rodolfo II d’Asburgo, e passato
successivamente nella mani degli svedesi durante la Guerra dei
Trent’Anni.
Il
testo si poneva l’ambizioso, quasi eretico proposito di racchiudere
in un singolo testo l’intero scibile della conoscenza umana ed è
famoso per una peculiare illustrazione del demonio, accompagnata da
alcune pagine scurite in maniera misteriosa, cosa che ha dato origine
al nomignolo “Bibbia del Diavolo”.
E’
da questa curiosità storico-artistica e dal desiderio di narrare un
periodo ben definito dell’Impero Asburgico che nasce “La Bibbia
del Diavolo” di Richard
Dübell,
edito in Italia da Piemme, a metà tra il romanzo storico e il
mistery esoterico. L’autore confessa che, in origine, il suo scopo
era narrare del controverso sovrano che fece di Praga la capitale
della magia, dell’alchimia e dell’astrologia, passando alla
Storia come un collezionista maniacale (celeberrima la sua
Wunderkammer, le cui meraviglie sono ormai sparse un po’ in tutta
Europa) e un pessimo governante. Si è trovato, alla fine, a contare
maggiormente sui personaggi nati dalla sua fantasia, i quali però si
muovono in un mondo realmente esistito, a fianco di personaggi di
indubbia valenza storica, politica e religiosa.
La
Bibbia del Diavolo, scritta da un monaco penitente che ha stipulato
un patto col demonio, è un terribile concentrato di conoscenza volta
al Male. Esiste un Ordine di monaci il cui compito è custodirla e
nasconderla a chiunque, anche in seno alla Chiesa stessa. I giovani
Agnes, Cyprian e Andrej, ognuno per propri motivi, vengono coinvolti
nella lotta sanguinosa per il possesso di questo codice, trovandosi
infine a combattere insieme per la propria vita e affinché esso non
cada nelle mani delle anime traviate che lo stanno cercando per
utilizzarne l’infinito potere.
La
prosa di Richard
Dübell
è estremamente piacevole, immediata, senza né fronzoli né
tentativi di educare il lettore offrendogli dettagli storici a
mucchi, bensì inserendo una panoramica della situazione sociale e
territoriale legata al progredire della trama, che rimane centrale e
mai messa da parte a favore di lunghe descrizioni. Questo porta a
conoscere l’Impero e il clima della Controriforma in modo
progressivo, mai invadente, come se si narrasse di un qualunque mondo
fantastico da scoprire poco a poco e non di un periodo storico da
insegnare come se si fosse a scuola.
I
dialoghi sono molto spontanei, vivaci, decisamente moderni, senza
alcun tentativo di renderli più ricercati o arzigogolati
nell’illusione di offrire in tal modo la sensazione di trovarsi in
un passato lontano. Questo permette un’affezione immediata ai
personaggi, senza alcuna barriera dovuta alla lontananza temporale e
culturale.
Una
particolarità di Dübell
è nel suo suggerire più volte gli avvenimenti, invece di
raccontarci ogni singolo istante. Spesso la vicenda si dipana per
episodi, con parentesi di silenzio su ciò che è accaduto nel
frattempo; di questi avvenimenti non narrati si ha notizia tramite
accenni successivi. Questo modo di raccontare può non essere gradito
a chi è abituato a seguire una narrazione lineare e dettagliata, ma
possiede un suo fascino (pare di seguire un testo teatrale, che
ovviamente pone l’attenzione solo sui fatti salienti della vicenda,
o i frammenti di un sogno). Anche l’ormai abusato tema delle oscure
trame di alcuni rami della Chiesa Cattolica non risulta troppo
fastidioso né eccessivamente stereotipato.
Un
bel connubio di Storia e Mistero, una boccata d’ossigeno tra i
tanti romanzi dello stesso genere che hanno fatto “flop”.