Quest’oggi
vi parlo di un’opera ponderosa, che riesce ad essere
straordinariamente gradevole e coinvolgente nonostante le dimensioni
e l’argomento trattato.
Sto
parlando di “La grande storia della Prima Guerra Mondiale” di
Martin Gilbert, edito da Mondadori, prima parte di un duo di saggi il
cui proseguo naturale è “La grande storia della Seconda Guerra
Mondiale”. Gilbert, celebre biografo di Churchill e storico di
fama, si è cimentato nell’ardua impresa di presentare al lettore
medio (non, quindi, allo storico o all’appassionato già esperto)
un argomento ancora difficile, amaro, che conserva una drammaticità
profonda.
A
questo si aggiunga la difficoltà di mettere per iscritto l’immane
quantità di dati e fatti risalenti a quattro anni di guerra su
molteplici fronti, oltre alla necessità di trovare una chiave di
lettura univoca che riassuma l’evento bellico sia nei suoi fatti
salienti che nella valenza dell’esperienza umana.
Gilbert
riesce a centrare entrambe le sfide, creando un saggio comprensibile
a tutti, esaustivo e profondamente umano. L’autore fa
principalmente il suo mestiere di storico, fornendo date e dettagli
ben precisi in una scansione cronologica estremamente curata
dell’intero episodio bellico. A questo, però, aggiunge una
componente umana molto forte, raccontando ogni fatto saliente anche
grazie alla testimonianza di chi l’evento l’ha vissuto oppure vi
è morto, rimanendo nella memoria dei commilitoni e dei familiari.
Stralci
di lettere a casa, memorie ritrovate negli zaini dei caduti, poesie.
Tante, tantissime poesie frutto sia della speranza che della
desolazione. Moltissimi soldati hanno affidato alle immagini
evocative che possono trasmettere i versi poetici – ben più della
prosa – speranze, orrori, disillusioni di un conflitto che sembrava
eterno e che portava via vite a una velocità spaventosa, disumana. A
questo immenso mare di testimonianze, Gilbert attinge copiosamente,
dando voce a uomini coraggiosi e disperati che ormai sono consegnati
al passato e a coloro che aspettavano di avere loro notizie, oppure
lavoravano nelle retrovie per dare il proprio contributo.
Come
si sa, la Prima Guerra Mondiale si ritiene iniziata con l’atto
terroristico di Gavrilo Princip, un nazionalista diciannovenne che
assassinò l’erede al trono austriaco e provocò la vendetta di
Vienna sulla Serbia, accendendo la miccia di una polveriera europea
che aspettava solo di esplodere.
Come
ovvio, il gesto di Princip non è il vero punto di partenza di un
sovvertimento tanto grande dell’ordine costituito e delle relazioni
diplomatiche internazionali. Gilbert analizza le aspirazioni
economiche e militari, nonché le tensioni politiche che già da
decenni stavano prendendo piede in Europa, esacerbando i nazionalismi
e il desiderio di auto-affermazione degli Imperi centrali.
Dopo
l’assassinio, passeranno parecchi giorni prima che tutti si rendano
contro che la macchina della guerra si è messa in moto e nessuno ha
più modo di tirarsi indietro. La Storia si dipana di capitolo in
capitolo, prendendo in esame periodi di pochi mesi per volta (sempre
ben evidenziati come sottotitolo), seguendo le principali battaglie,
i periodi di stallo o l’inizio di nuove operazioni diplomatiche e
belliche.
Alla
fine delle ostilità, Gilbert dedica gli ultimi capitoli a una
panoramica dei patti e delle spartizioni post-belliche dei vincitori,
alle sanzioni sulla Germania (le quali fomenteranno ulteriormente il
risentimento dei tedeschi, che sfocerà nell’ascesa del nazismo e
nella Seconda Guerra Mondiale) e alle iniziative per la Memoria,
affinché le tragedie e gli eroismi della guerra non vengano mai
dimenticati.
Un
testo istruttivo, toccante, che può dare solo un assaggio di quello
che accadde dal 1914 al 1918, ma ne fa sentire con chiarezza il
sapore amaro.
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