venerdì 12 agosto 2011

I Leoni morti

I leoni morti. La battaglia di BerlinoSiamo agli sgoccioli di ciò che per anni è stato il Male impersonificato, non solo in Europa ma in buona parte del mondo conosciuto. Il regime nazista sta crollando nella polvere delle strade di Berlino, tra le macerie dei suoi edifici sventrati, sul suono delle grida dei suoi cittadini che subiscono le atrocità dei nuovi arrivati, non gli americani ma i sovietici, primi a violentare la città che sembrava imprendibile, inarrivabile.
In questo allucinante scenario, mentre nel bunker ove sono rifugiati gli ultimi esponenti del regime ancora fedeli ad un Adolf Hitler sempre più debilitato nel fisico e nella mente si prendono le ultime, drastiche decisioni e si continua al di là di ogni razionalità a fare piani per non permettere ai bolscevichi di profanare i luoghi simboli del Reich, si muovono i soldati della SS Charlemagne, formata da volontari francesi che combattono sotto la bandiera tedesca con un’unica motivazione: tenere la minaccia Rossa lontana dall’Europa.
“I Leoni Morti” (RITTER), scritto da Saint-Paulien (uno pseudonimo) sotto forma di romanzo, racconta l’ultima resistenza di questo corpo delle SS tramite gli occhi del protagonista, il capitano Christian Gauvin. Visti come traditori da chi, in Francia, ritiene Hitler nient’altro che il nemico conquistatore, i soldati della Charlemagne combattono, al contrario, nella ferrea convinzione di stare facendo il meglio delle loro possibilità per difendere la propria Patria contro un nemico molto peggiore dei nazisti.
Gauvin, anzi, si troverà a riflettere spesso, nell’attesa di un nuovo, acceso scontro strada per strada, che il nazismo ha avuto fin dal principio un rapporto di colpevole collaborazione con il regime di Stalin e che quanto sta avvenendo nell’Est dell’Europa non è altro che il risultato di una politica volta troppo ad occidente invece che verso il nemico più forte e insidioso.
Partendo da queste premesse, “I Leoni Morti” ci porta a seguire gli sforzi e il coraggio di coloro che, parlando di fazioni avverse, erano all’epoca dalla parte del ‘nemico’. Il libro invita a vedere un momento decisivo della storia moderna attraverso un’altra ottica, non necessariamente da condividere ma possibilmente da valutare con attenzione, rispetto per l’eroismo e l’umanità a volte commovente presenti in tutti i soldati del mondo quanto la crudeltà e le efferatezze.
Mentre Hitler si suicida e gli ultimi rimasugli del governo nazista si disgregano, la Charlemagne combatte la propria battaglia contro l’orda comunista fino all’ultimo uomo, fedele alla propria ideologia fino alla fine.
E’ una lettura che consiglio (nonostante la presenza di numerosi refusi che fanno scadere la qualità del prodotto editoriale). La consiglio a chi è di destra, a chi è di sinistra, a chi come me è apolitico e vuole solo ampliare la propria conoscenza. Perché? Perché la Storia è scritta dai vincitori e questo significa che la realtà che ci viene propinata è sempre parziale. Nessuno è totalmente buono; nessuno totalmente malvagio. Crederlo è non solo ingenuo, ma pericoloso. Gli ultimi sessant’anni sono stati costruiti sulla base di una dicotomia Bene/Male così decisa che, se negli anni appena successivi alla guerra essa era giustificata dalla necessità di esorcizzare gli orrori vissuti, ora diventa un atto di ignoranza e culla di movimenti politico-attivisti che non sono migliori di ciò che insultano (da entrambe le parti).
Al contempo non sto inneggiando alla neutralità a tutti i costi. Ci sono atti che non possono essere perdonati, ci sono decisioni che una volta prese non perdono mai più la loro valenza di Male. Capire come si è arrivati a ciò, però, non è mai sbagliato. Rendersi conto che le forze in gioco e gli interessi in ballo sono sempre molto più complessi e ingarbugliati di quanto ci viene insegnato può concederci una maggiore ampiezza di vedute e quindi una minore possibilità di essere spostati qua e là come parte di una ‘massa’.
Un libro per chi ha un po’ di fegato, per chi non ha paura di scrutare l’altra faccia della medaglia e fare qualche domanda.

6 commenti:

Laura ha detto...

Il male impersonificato sono il Comunismo e il Capitalismo cioè due facce della stessa medaglia,non certo il Nazionalsocialismo che ha cercato in tutti i modi di contrastare l'avanzata del "nulla"!

Valentina Vania Summa ha detto...

Mi dispiace, ma non sono d'accordo. Il Male è l'uomo quando porta all'estremo le proprie ideologie - quali che siano - e le impone agli altri come le sole corrette.

carlo cinti ha detto...

concordo pienamente la tua analisi

Niklaus ha detto...

Un ottimo commento, complimenti davvero.

Anonimo ha detto...

Non avrei saputo dirlo meglio. Bravissima!

Anonimo ha detto...

Carlo hai ragione!!!
Hai descritto il captalismo democratico.