martedì 24 settembre 2013

L'uovo


La fine del mondo. Quella vera, l’Apocalisse che ridurrà a niente la vita sulla Terra e i millenni di cultura del genere umano. Così, in pochi minuti, senza alcun preavviso, ogni cosa viene spazzata via. Non c’è tempo per tentare di trovare una soluzione, una via di salvezza; nessuna occasione per gli ultimi addii.
Un attimo prima c’è la Vita e l’Uomo governa il pianeta. Un attimo dopo, tutto è finito.
L’ecatombe viene vista in diretta da una base lunare, abitata da un piccolo manipolo di scienziati e volontari comandati dal cupo Odama. Spetterà a lui il compito di trovare un significato in tutto ciò, parlare con coloro che ne sono la causa ed essere protagonista dell’annientamento finale…o forse di una rinascita.
Questa, in breve, la trama di “L’uovo” di Rodolfo Viezzer, edito con Aracne, Un breve romanzo che unisce fantascienza e teologia, morale e scienza, in un viaggio tra le macerie di un pianeta che si risveglia sull’orlo della distruzione, non dissimile all’animo dello stesso protagonista, che dalla morte della compagna ha perso ogni interesse alla vita e a tutto ciò che lo circonda.
Secondo molte mitologie, l’Universo nasce da un Uovo. Pensare ai pianeti come gusci di creature che crescono al loro interno aspettando il momento della nascita è al contempo splendido e terrificante, troppo al di là della capacità di visualizzazione del genere umano.
Un essere gigantesco sotto la crosta terrestre provoca, per venire al mondo, l’estinzione di miliardi di vite. Odama si batte attraverso un confronto etico fatto di solo pensiero per insegnare all’intelligenza aliena fecondante quanto aberrante sia questa proporzione, quanto significhi in termine di danno cosmico. Anche una sola vita perduta, con il suo carico di esperienza e ricordi, è un danno incalcolabile.
Odama ed Ave. Adamo ed Eva. Un semplice acronimo, ma non così scontato. Ce ne si rende conto piano piano, proseguendo con la lettura. Ave è morta; era la luce nella vita di Odama, che ora vive senza speranza e senza più legami con tutto ciò che, sulla Terra, gli ricorda lei. Dentro di lui è avvenuto qualcosa di molto simile al disastro che si sta abbattendo sul pianeta e forse proprio per questo riesce a gestire tanto bene la situazione, a far continuare l’attività della base in sua custodia.
E’ l’unico ad avere la forza e il coraggio di indagare, quando si scopre che il cataclisma è stato indotto da creature che attendevano questo momento da milioni di anni.
L’analisi della psiche di Odama occupa nella narrazione un posto non meno fondamentale del destino a cui la Terra e l’Uomo stanno andando incontro, intrecciata indissolubilmente alle sorti del nostro mondo e della specie.
La particolarità di questo piccolo romanzo sta nell’ambiguità del momento, all’interno del flusso del Tempo, in cui tutta la vicenda si svolge. Potrebbe trattarsi del nostro futuro, neanche tanto lontano. Oppure, perché no, di un remotissimo passato di civiltà evoluta cancellata dallo sconvolgimento planetario, poi rinata grazie a una “seconda possibilità” in cui stiamo ricalcando le tappe precedenti…
L’autore non lo specifica. Forse nemmeno intendeva offrire una suggestione simile. Fatto sta che essa nasce nella mente del lettore fin dalle prime pagine e dona qualcosa in più a tutta la vicenda.
Nonostante la necessità di un editing un po’ più attento, una storia di fantascienza costruita con classe, di gradevolissima lettura, che offre molti spunti di riflessione.

martedì 17 settembre 2013

La fortuna viene a chi sorride


Ci vuole un bel coraggio per lasciare tutte le proprie sicurezze, un lavoro fisso e le abitudini di una vita e decidere di girare il mondo alla ricerca della conoscenza e della felicità, con la sola sicurezza di una vasta rete di amicizie internazionali costruita negli anni e le proprie abilità di artista di strada, sempre pronto a esibirsi per grandi e piccoli pur di strappare un sorriso.
Luca, il protagonista del romanzo-diario “La fortuna viene a chi sorride”, questo coraggio lo trova. Anzi, si mette in viaggio con una gran gioia nel cuore, desideroso di immergersi nell’atmosfera di Paesi lontani e conoscere gente nuova, abitudini differenti.
Assistiamo così alle sue peregrinazioni e leggiamo dei suoi contatti con gente di tutto il globo.
Per Luca (che poi altri non è che l’autore stesso sotto pseudonimo) i sorrisi sono il motore che fa girare il mondo. Le cose belle, la fortuna, sono attratte da chi sa sorridere e lui se ne rende prova vivente più e più volte durante l’intera narrazione.
Dopo un paio di tappe europee, Luca parte per l’India, dove peregrina da un luogo all’altro assaporando le abitudini del luogo, la cordialità della gente e dove trova conoscenze vecchie e nuove, tra cui giocolieri suoi colleghi. Ci porta in Thailandia, in Australia, e poi di nuovo nel Sud-Est asiatico, in un viaggio del corpo e dell'anima che lo riporterà in Italia per una fortunata (appunto) intuizione: un male invisibile gli sta minando la salute e minaccia la sua vita. Serviranno tutto il suo coraggio e la sua positività per ricominciare.
Sono due i punti di forza di questo libro, edito da “Il Ponte Vecchio”: il linguaggio e la variegata casistica umana che vi compare. Zaganelli trascrive i fatti e le conversazioni con lo stesso tono informale della vita di tutti i giorni, senza cercare di rendere più “letterario” il suo stile, conservando una freschezza e una immediatezza che si sposano perfettamente con il carattere del testo.
I volti, le voci e le abitudini che ci vengono mostrati di pagina in pagina, poi, sono un dipinto multicolore di un’umanità varia e traboccante di vita. Gente il cui intrinseco valore non risiede solo nella diversa cultura, ma nella capacità – da noi quasi scomparsa – di godere delle cose belle della vita, della conoscenza del prossimo per il puro gusto di avvicinare un altro essere umano, senza interessi reconditi.
A questa gente “bella” si contrappone, anche se non è intento dell’autore creare due categorie, un’umanità occidentale in viaggio per ritrovare se stessa, spesso confusa e non ancora pronta ad aprirsi davvero a esperienze diverse dal consueto se non per una forma di snobismo nel ritenersi “alternativo” e frequentare solo luoghi “di grido”.
La principale pecca, come purtroppo accade fin troppo spesso negli ultimi anni, è una mancata (o quantomeno approssimata) correzione delle bozze. Non mancano errori di battitura e di punteggiatura, che fortunatamente non tolgono nulla alla bellezza di questo diario di viaggio ma sicuramente risultano poco graditi.
Zaganelli ci regala uno scorcio luminoso della sua esperienza di vita. Da leggere tutto d'un fiato.

mercoledì 11 settembre 2013

Le parole raccontate

Andrea Camilleri potrebbe essere definito un uomo che ha vissuto due volte. Quantomeno, ha vestito sia i panni del regista teatrale che, successivamente, del romanziere di successo. La cosa che fa riflettere è come il passaggio da una figura all’altra sia inizialmente stato visto con sospetto, per poi arrivare all’estremo di ricordare Camilleri unicamente come scrittore, lasciando solo agli addetti ai lavori il ricordo della sua lunghissima carriera nel mondo del Teatro.
Andrea Camilleri nasce nel 1925 in provincia di Agrigento. Nel 1949 viene ammesso al corso di regista presso l’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, a Roma. Regista di moltissimi testi, insegnante, affianca al lavoro teatrale la scrittura. Pubblica novelle e romanzi, molti ambientati nella sua terra natia, la Sicilia; alcuni, dedicati a grandi artisti del nostro passato. Famosissimo il personaggio del Commissario Montalbano, interpretato per la tv da Luca Zingaretti. Da quando ha abbandonato le scene, i suoi successi letterari hanno messo un po’ in ombra il suo importante contributo al panorama teatrale italiano.
Questo piccolo libro edito da Rizzoli, Camilleri va ad attingere alla propria memoria della passata carriera da regista in modo ironico e scanzonato, in un saggio dal doppio volto nato come chiacchierata senza filtri con tutti i teatranti, a qualunque livello.
Il testo si compone di due parti distinte: la prima è, appunto, una sorta di dizionario dei termini teatrali. La seconda, è la trascrizione di una lezione-incontro tenuta da Camilleri per una classe di ragazzi che si stavano affacciando all’esperienza teatrale.
Il dizionario viene definito dall’autore “lacunoso”, questo perché non ha alcun intento didattico, nasce dalle miniere della memoria. E’ una raccolta di aneddoti, cui il termine di referenza fa quasi da titolo. Camilleri utilizza questa forma a metà tra la voce didascalica e il racconto puro e semplice per metterci a parte di alcuni episodi della sua vita da allievo regista, curiosità dei dietro le quinte, riflessioni sul suo lavoro. Ci presenta un volto poco noto di personaggi dello spettacolo, parla dei critici e di alcune esperienze particolari.
L’autore si sofferma volentieri a tracciare i retroscena dei lavori a cui ha preso parte sia come regista, sia – più modestamente – come aiuto. Mette in mostra difetti e capricci di attori, registi e personalità varie del teatro, con un’ironia e un’autoironia che paradossalmente dimostrano il profondo rispetto di Camilleri per questo mondo fragile ed esigente.
Si parla perfino di apparizioni fantasmagoriche in teatro, come se questo luogo in cui vengono messi in scena i sogni sia davvero un ambiente liminare in cui diversi piani d’esistenza si trovano e si toccano, palesandosi a vicenda.
La seconda parte del libro è la trascrizione di un seminario tenuto da Camilleri a un gruppo di giovani attori. La chiacchierata si fa subito informale, senza rigidità tra professore e allievi. Relatore e astanti sono accomunati dalla passione e dall’amore per l’arte teatrale, e tanto basta.
Ovviamente consigliato a coloro che hanno un forte interesse per il Teatro, ma una lettura molto piacevole anche per i fan del Camilleri scrittore.

mercoledì 4 settembre 2013

Storia del Giappone

Il Giappone è un Paese misterioso e contraddittorio, affascinante, la cui storia non è ancora del tutto chiara nemmeno ai nativi. Le sue origini antropologiche sono avvolte nel mistero più fitto, la ricerca è ancora lungi dal comprendere come e quando il genere umano ha fatto la sua comparsa su questo gruppo di isole, dando inizio al lungo viaggio di una cultura peculiare e quasi incomprensibile per il pensiero occidentale, capace di attingere dagli usi e costumi altrui ma solo per costruire qualcosa di nuovo, originale, che fosse sempre in grado di rivaleggiare e prevalere sia con i “vicini di casa” che con il resto del mondo.
“Storia del Giappone” di Kenneth H. Henshall (edito da Mondadori) si prefigge di offrire una panoramica quanto più possibile chiara ed esauriente delle epoche che hanno caratterizzato l’evoluzione sociale nipponica, utilizzando un linguaggio semplice e preciso per inquadrare periodi storici, forme di governo, ordinamenti sociali, correnti di pensiero.
Ogni era viene illustrata in un capitolo dedicato, senza soffermarsi in maniera eccessiva sui dettagli – che sarebbero solo d’impiccio a chi si avvicina per la prima volta alle tradizioni di questo mondo particolare – ma ponendo l’accento sui fatti e i personaggi salienti, attenendosi alle chiavi di lettura che in campo accademico sono ritenute maggiormente aderenti al vero. In conclusione di ogni capitolo, inoltre, l’autore offre un riassunto di quanto spiegato, corredato da due tabelle: una cronologica, l’altra inerente le principali peculiarità sociali e di pensiero del periodo descritto.
Questo è uno strumento di grande utilità per coloro che intendono usare il testo per prepararsi mnemonicamente senza essere costretti a destreggiarsi tra concetti essenziali e nozioni aggiuntive.
Il primo capitolo affonda le sue radici nella preistoria e cerca di tracciare le origini del popolo giapponese attraverso i flussi migratori continentali e le tracce lasciate dalle etnie che si sono avvicendate, a volte scontrandosi, sul territorio. L’autore non esita a raccontarci anche la versione mitologica delle origini del Giappone, fondamenta della religione shintoista che ha imperato fino al radicarsi della filosofia buddhista e che ancora oggi fa parte indissolubilmente della vita dei giapponesi.
Questo popolo, infatti, ha sempre avuto un atteggiamento molto aperto nei confronti delle diverse religioni, adottandole indifferentemente e portando avanti percorsi spirituali peculiari che non hanno simile attitudine in nessun altra parte del mondo.
Pian piano, un territorio diviso e vulnerabile nei confronti del vicino impero cinese diventa uno Stato unitario (Yamato) con un sistema a sua volta imperiale, incentrato su una corte che col passare del tempo si isola dal mondo, affidandosi al rituale buddhista e alla ricerca dei raffinati piaceri delle arti. Questo periodo, nominato Heian, termina con il sorgere di personalità guerriere che iniziano a combattersi per il potere, che viene decentrato nella figura dello shogun. Dopo secoli di guerre, sarà Oda Nobunaga a prevalere su tutti e riunificare il Paese.
Dopo lui e il suo braccio destro, prenderà il potere la dinastia Tokugawa, conservatrice fino a decidere di chiudere il Giappone agli stranieri e gestire la società in caste guidate da norme rigidissime. Solo l’insistenza americana, nel XIX secolo, costringerà il Giappone a cambiare rotta e decidere di prendere tutto ciò che poteva essere utile dagli Occidentali.
All’Imperatore si affianca un’oligarchia di militari che, dietro apparenze democratiche, costruisce una dittatura nazionalistica con mire d’espansione in Asia e non solo, in netta competizione con l’Occidente. Questo porta alle amare conseguenze della Seconda Guerra Mondiale e a una sconfitta devastante. Il Giappone, però, ha dimostrato di sapersi sempre risollevare dalle proprie ceneri, reinventando se stesso quando necessario, pur rimanendo una realtà piena di sottili contraddizioni che la nostra forma mentis fatica a comprendere.
Una lettura che risulta sia piacevole che istruttiva. Un buon modo per cercare di conoscere meglio un Paese meraviglioso e un popolo dal passato turbolento, le cui caratteristiche migliori sono da esempio per credere nella possibilità di ricominciare.