mercoledì 27 marzo 2013

Il falco delle nevi

Il Canada non è una terra facile. I suoi inverni possono essere terribilmente rigidi, la neve la fa da padrone per tutto il lunghissimo inverno. Le sue montagne sono luoghi aspri, che non perdonano. In questo contesto, le leggi della natura seguono il loro corso, senza guardare in faccia nessuno. Il girifalco femmina che si sta ambientando su queste montagne, spinto verso sud dai venti, sa perfettamente che tutta la sua vita ruota attorno alla capacità di cacciare. Se qualcosa non funzionasse nella sua perfetta struttura di cacciatrice, l’attenderebbe solo la morte.
Essa gli si presenta sotto forma dell’Uomo, armato di fucile. Ellis sta perdendo le redini della propria vita, incapace negli affari, e vendere il girifalco a un impagliatore è la soluzione più veloce per far su un po’ di grana facile.
Su quei monti, però, non s’aggira in solitudine. A Little River è tornato dopo tanti anni Michael Somers, ex-detenuto in cerca dei ricordi dei propri genitori. L’uomo ha avuto una crisi nervosa che l’ha portato a sparare un colpo all’amante della moglie e a minacciare – almeno all’apparenza- moglie e figlia neonata, ed ora sta cercando di rifarsi una vita, anche se si sta scontrando con la totale ostilità dei suoi concittadini.
Così, quando Ellis spara al girifalco, colpendolo a un’ala, Michael lo salva e lo porta dal veterinario, deciso a prendersene cura. Tra l’animale e l’uomo si crea un rapporto speciale, mentre il girifalco affronta il lungo processo di guarigione e allenamento, e in esso Michael riversa tutta la propria voglia di tornare alla vita.
Alle loro vicende si intrecciano anche quelle del giovane Jamie, un bambino divenuto muto dopo la morte del padre in un incidente di caccia. Il girifalco aiuterà sia l’uomo che il bambino a ritrovare se stessi e a tornare alla vita.
Il romanzo “Il falco delle nevi” di Stuart Harrison tratta principalmente del rapporto dell’essere umano con la natura selvaggia e le sue leggi aspre, a volte crudeli. La narrazione, per gran parte della prima metà del romanzo, si incentra essenzialmente sul rapporto di Michael con il girifalco e sulle regole della falconeria. Avere cura di un animale tanto fiero e selvaggio, riportarlo alla vita libera, diventa per Michael un modo per riscattarsi ma anche, direi principalmente, per ritrovare dentro di sé quei valori e quell’obiettività nei riguardi del proprio passato che siano in grado di liberarlo dai fardelli dei propri errori e farlo diventare un uomo migliore.
Questo si riflette poi in Jamie, che a sua volta emerge gradualmente dal silenzio che si è autoimposto, incantato dal percorso di guarigione e liberazione del girifalco.
Nella seconda metà del romanzo, la qualità della trama perde un po’ di smalto, pur se la prosa di Harrison rimane molto piacevole. Il rapporto con l’animale viene evidenziato meno spesso, lasciando ampio spazio alle avventure sentimentali dei personaggi coinvolti: la moglie di Ellis che cerca una via di fuga dal matrimonio ormai in crisi; Susan, la madre di Jamie, che non sa decidere tra la stabilità che le offre Coop – il poliziotto locale- e l’attrazione che prova per Michael. Per quanto sia palese che anche i rapporti umani debbano avere il loro spazio nella vicenda, queste pagine mancano di tensione.
Inoltre, la rivalità tra Coop e Michael per Susan non arriva mai a un vero confronto, non trova un culmine narrativo degno di questo nome. Coop avrà un tentennamento di troppo durante un momento di tensione finale e questo sancirà la sua uscita di scena, ma il personaggio si barcamena senza costrutto tra il positivo e il negativo, finendo per risultare poco interessante e quindi un antagonista di scarso appeal. Ellis incarna invece la degradazione che culmina nell’intento omicida, come a evidenziare che chi non rispetta la natura difficilmente avrà poi rispetto per se stesso e i propri simili.
Il punto di forza rimane la competenza e la partecipazione con cui Harrison descrive la vita del girifalco, l’ambiente naturale in cui vive e a cui verrà restituito una volta guarito. Decidere di trattare di una pratica antica e ormai quasi dimenticata come la falconeria con tanta passione è un punto a favore che spinge a valutare positivamente, nel complesso, tutto il romanzo.
Per chi ama la natura!

mercoledì 20 marzo 2013

Enciclopedia delle tecniche di sartoria

Quante (o quanti) di noi sanno cucire? Quanti sanno avviare e utilizzare in maniera proficua una macchina da cucire o una tagliacuci? E quanti sono in grado di confezionarsi da soli gli abiti che indossano?
Credo che la risposta sia “pochi”. Le nostre nonne potevano essere delle maghe con ago e filo, ma le nuove generazioni sono abituate a comprare i vestiti in negozio e ad adattarsi a questi. Infatti, non è più l’abito ad essere su misura del corpo di chi lo indossa ma è il compratore che si deve dannare per trovare qualcosa che gli stia bene in mezzo al mucchio di indumenti con forme standard dettate dalla moda del momento. Questo, spesso, porta a trovarsi addosso roba informe, o troppo stretta, o piena di difetti che rovinano le linee del corpo.
Non so voi, ma io ho pensato spesso a quanto più semplice sarebbe se fossi in grado di creare da me vestiti che soddisfino il mio gusto e al contempo mi cadano perfettamente addosso. Inoltre, volendo mettere da parte queste velleità sartoriali, spesso è necessario rifare un orlo, cucire una cerniera, applicare una toppa…piccole riparazioni per cui sarebbe bello non dover più cercare una sarta. E’ questo il motivo che mi ha spinto a comprare l’ “Enciclopedia delle tecniche di sartoria”, edita da Il Castello e scritta da Lorna Knight, insegnante inglese.
Con un formato accattivante, simile a quello di un quaderno ad anelli contenente schede di appunti a tema, e con una grafica colorata e semplice, il tomo invita all’acquisto e sembra subito accessibile anche al principiante.
La prima parte fornisce alcune informazioni di base da cui partire. Per prima cosa, vengono elencati e descritti i ferri del mestiere, il materiale minimo di cui si necessita per mettersi all’opera. Quasi tutti gli strumenti nominati sono presenti anche in fotografia, ulteriore aiuto per consentire al principiante di effettuare gli acquisti senza difficoltà. Viene poi descritta in linea generale la macchina da cucire e il suo funzionamento, comparandola alla più professionale e complessa tagliacuci. Seguono consigli e dettagli su aghi, fili e vari prodotti di merceria, dando una panoramica di ciò che si può ottenere utilizzando lo strumento adatto.
Si passa quindi alla spiegazione della grafica dei cartamodelli e di come apportare le modifiche per adattarli alle forme del corpo. Per fare ciò, viene insegnato dapprima come prendere le misure in maniera precisa e quindi come adoperarle per fare le opportune modifiche. Questa parte è fondamentale per il lavoro successivo, quindi va letta e seguita con estrema attenzione.
Per chiudere questa sezione, vengono forniti consigli sui capi d’abbigliamento più adatti alle diverse corporature, in maniera da esaltarne i pregi e non i difetti, e un elenco dei principali capi d’abbigliamento, con le varianti più comuni.
La seconda parte passa alle esercitazioni pratiche e tratta delle tecniche di cucito. Vengono presentati diversi sistemi per cucire orli o parti d’abito, passando poi ai diversi sistemi per rifinire le cuciture di modo che il tessuto non si sfilacci. Viene insegnato come cucire cerniere, creare pince, applicare elastici e rivestimenti, tutte nozioni utili anche solo per le piccole riparazioni.
La sezione successiva è più complicata e, anche se corredata da disegni che spiegano passo passo come procedere, di difficile comprensione nella lettura se non vi si affianca subito il lavoro pratico. Si parla, infatti, delle tecniche di sartoria vere e proprie. Il testo insegna come procedere nella realizzazione delle varie parti del capo in fase di confezionamento: maniche, cinture, orli, scolli e colletti, applicazione di bottoni, asole e tasche…Gli esercizi sono molti e andrebbero testati tutti su tessuto di risulta per essere sicuri di averli ben compresi, prima di mettersi veramente all’opera.
L’ultimo capitolo offre una serie di idee per decorare i propri capi: dalle cuciture decorative già inserite nei programmi della macchina da cucire, all’applicazione di stoffe, perline o pizzi.
Chiude il volume un elenco dei tessuti in commercio, con breve descrizione e suggerimento sul loro utilizzo più corretto, e un piccolo glossario.
Nel complesso, un ottimo acquisto per chi vuole mettersi all’opera. Seguendo le lezioni passo passo, si può imparare molto.

giovedì 14 marzo 2013

Niente di nuovo sul fronte occidentale

Fronte occidentale, Prima Guerra Mondiale.
Il soldato diciannovenne Paul Bäumer racconta i suoi giorni al fronte insieme ai propri camerati, in parte ex compagni di scuola: il pratico Tjaden, il trovatutto Kat, l’amico Albert... Attraverso i loro occhi, ci viene mostrato un mondo in cui i valori e gli aspetti fondanti dell’essere umano si sovvertono, una condanna a morte che pende su tutti coloro che stanno sui due fronti del confine belligerante, attendendo solo di afferrarli.
Paul ci mostra il cameratismo tra soldati, cementato dalle esperienze comuni e dalla necessità di mantenere dei rapporti umani, continuamente reciso dalla morte, da ferite orribili che segneranno per sempre coloro che vengono allontanati dai combattimenti. La vita diventa un lusso che non ci si può più permettere, che si muoia o che si continui a vivere, portando con sé orrori di cui non si riuscirà mai a parlare, per cui non esistono parole adatte.
E perché? Per cosa? Il meccanismo della guerra prende tutti nell’ingranaggio e uscirne non è una prospettiva meno terribile dell’esserne schiacciato. Resta solo da capire chi riuscirà a vedere la fine di questa follia, sempre ammesso che qualcuno ci arrivi vivo.
Erich Maria Remarque pubblicò “Niente di nuovo sul fronte occidentale” nel 1929, dopo essere sopravvissuto ai combattimenti della Prima Guerra Mondiale (Paul è il suo vero secondo nome ed è palese fin dalle prime righe che il protagonista del romanzo racconta ciò che per l’autore è stata vita vissuta). Caratterizzato da uno stile crudo ma sincero, pieno di umanità, Remarque ha il pregio di aver raccontato la verità della vita del soldato tedesco nonostante la propaganda nazionalista, culminata con il rogo delle sue opere durante il regime nazista.
Un tema portante del romanzo è l’assurdità della guerra. Un soldato viene mandato al fronte per servire il proprio Paese, schierato contro il nemico straniero da sconfiggere. Fin qui, ordini e retorica. Quando, però, la guerra la si vive sulla pelle giorno per giorno, le parole cessano di avere una funzione pratica e pensieri scomodi si fanno largo, che lo si voglia o no, e chiedono di essere- pur confusamente- espressi.
Cosa significa “servire lo Stato”? Che differenza c’è tra il concetto di patria e quello di governo, che in fondo è formato da poche persone le quali reggono il destino di milioni di connazionali? Chi è il nemico straniero? E’ una specie di mostro da sconfiggere, un semplice bersaglio per il tiro a segno? Cosa accade nella mente di un soldato quando le circostanze lo portano a rendersi conto che il nemico ucciso è niente più che un uomo come lui, che a casa ha lasciato dei genitori, una famiglia, un lavoro e dei sogni?
Simili pensieri possono fare impazzire. Fanno odiare il momento in cui ci si è presentati per l’arruolamento, l’aver creduto alle parole di coloro che avrebbero dovuto prepararti alla vita adulta (insegnanti, genitori, politici) e ora sono a casa, a leggere gli orrori sui giornali lodando il coraggio di chi si gioca la pelle ogni minuto o criticando la loro vigliaccheria se non raggiungono gli obiettivi preposti.
Questo apre anche al conflitto generazionale, i giovani pronti a gettarsi a braccia aperte nel futuro che si vedono condannati al massacro per una guerra decisa dai padri e dai nonni, che non vedranno mai il fronte e continueranno a parlare della battaglia con fascinoso interesse o stagnante retorica belligerante. E’ la perdita delle illusioni, la definitiva morte di ogni sogno. Conta solo il presente, vivere un giorno ancora, mangiare quando e quanto puoi. I soli compagni sono i soldati della tua compagnia, che vedi morirti attorno senza poterci fare niente. Per non impazzire, tocca ricorrere a un umorismo macabro, a un annichilimento della sensibilità che può venire messo a dura prova in qualsiasi momento da un attacco di terrore oppure da qualche giorno di licenza, che spalanca una finestra su tutto ciò che non si possiede più né si riesce a sperare di tornare ad ottenere.
L’autore riesce a trattare argomenti spinosi, domande esistenziali di devastante profondità, con incredibile delicatezza. I protagonisti non si lasciano mai andare a concioni, non propinano al lettore il loro punto di vista belligerante oppure pacifista o, ancora, rivoluzionario nei confronti del regime corrente. Remarque ci offre molto più semplicemente per bocca loro tutta la confusa e triste consapevolezza dell’ingiustizia della condizione di questi ragazzi, mandati a morire quando ancora non avevano potuto imparare cosa significava vivere.
Questa è una lettura di cui non si dovrebbe fare a meno.

giovedì 7 marzo 2013

Inchiesta su Gesù

Quando ci si accosta a figure che rivestono un’importanza spirituale oltre che storica e si vogliono trattare in maniera oggettiva le testimonianze sulla loro vita e le loro azioni, occorre procedere con estrema cautela. Da un lato, per una questione di rispetto. La ricerca storica e antropologica non dovrebbe avere come scopo quello di turbare o destabilizzare il campo della fede, che opera su un piano di pensiero molto diverso. Dall’altro, a causa della prevedibile incertezza delle fonti documentarie, a loro volta un mix di fatti storici, leggende e rielaborazioni in chiave celebrativa o escatologica.
La ricerca di un Gesù storico che andasse al di là della figura illustrata ai fedeli dalla Chiesa cristiana è iniziata con l’avvento dei Lumi, in un clima in cui la Ragione si contrapponeva alla Religione, in una lotta senza quartiere che ci ha condotto all’era moderna ma che a sua volta appare da tempo superata, come tutte le prese di posizione radicali.
Il movimento ha però il merito di aver stimolato le indagini delle fonti, non mediate dalle scelte della Chiesa, e da allora sono stati tradotti e presentati molti testi non canonici, vangeli apocrifi, note sui primi concili e sulle motivazioni alla base della scelta dei vangeli che costituiscono il Nuovo Testamento e del rifiuto di altri. Inoltre, negli ultimi decenni sono stati portati alla luce frammenti anche ampi di testi sconosciuti, ora al vaglio degli studiosi.
Tutto questo materiale, se comparato e valutato senza pregiudizi, può aiutare a comprendere e definire almeno in parte la figura storica di Yehoshua ben Yosef, Gesù di Nazareth. Non vi sono più dubbi sul fatto che egli sia vissuto in Israele e sia stato un rabbi rivoluzionario, ma cosa sappiamo veramente di lui, delle sue opere e delle sue parole?
Corrado Augias tenta di trovare risposta ad alcune di queste domande avvalendosi dell’aiuto di Mauro Pesce, in “Inchiesta su Gesù”, un’intervista a tutto campo in cui il giornalista indaga con il solito acume sulle risposte che può fornire uno studioso esperto come Pesce.
Chi era veramente Gesù? Perché si definiva – o è stato definito – Figlio di Dio? Quali erano i suoi scopi e i suoi insegnamenti? Queste domande possono sembrare sciocche al credente che conosce il catechismo, ma non lo sono affatto se ci si approccia ad esse con intento di indagine. La Chiesa Cristiana, in effetti, ha ben poco a che vedere con ciò che ha detto e fatto lo straordinario predicatore vissuto duemila anni fa, essendosene discostata nei punti fondamentali fin dalle origini.
Gesù, prima di tutto, era un ebreo osservante della Legge. Questo aspetto è stato dimenticato volutamente per gran parte dell’esperienza cristiana, ma Augias e Pesce vi pongono l’accento, dimostrando come egli non fosse affatto interessato a fondare una nuova religione ma, al contrario, a riportare lo spirito di fede degli Ebrei nella giusta direzione, aggiungendovi un messaggio rivoluzionario di crescita spirituale, amore verso Dio (un Dio visto come padre misericordioso) e rispetto verso il prossimo come mezzo di elevazione. La sua predicazione era fatta per il suo popolo, non per i Gentili, che invece accolsero e fecero propri i suoi insegnamenti, arrivando poi a vessare per secoli il popolo d’origine di Gesù in quanto macchiato dalla colpa della sua uccisione.
Il giornalista e lo storico ripercorrono ciò che si conosce delle origini di Gesù, comparando fra loro sia i Vangeli canonici che gli altri testi conosciuti. Veniamo così a scoprire che il luogo della sua nascita è incerto e che, se non vi sono dubbi sull’identità dei suoi genitori, sembrano appartenere al mito sia le genealogie che lo allacciano al sangue di Davide sia la sua qualità di figlio unico (di origine divina). Pare, infatti, che Gesù avesse sia fratelli che sorelle, cosa che mette in discussione anche la tesi della verginità di Maria.
L’indagine spazia a tutto campo sui modi e i temi delle sue predicazioni, che in parte lo accomunavano sia ai farisei che all’opera di Giovanni Battista, il quale infatti gli fu maestro per un certo periodo. Si parla poi del rapporto con i discepoli e con il clima socio-politico dovuto alla dominazione romana, dell’arresto e del processo, dei meccanismi iniziati dopo la sua morte che hanno condotto questo piccolo movimento ebraico a diventare una delle più grandi religioni del mondo, e delle leggende nate più tardi, in epoca medievale, tra cui spicca quella del Graal.
Con una conversazione snella, chiara eppure zeppa di informazioni e spunti di approfondimento, i due autori coinvolgono il lettore nella ricerca del volto storico di Gesù, senza pregiudizi né la presunzione di fornire una univoca chiave di lettura. Un percorso che, se possibile, ci restituisce un’immagine ancora più grande e profonda di un uomo che con le sue parole ha cambiato il corso della Storia.