venerdì 6 luglio 2012

Angeli dell'abisso

“Angeli dell’abisso” è un romanzo a sfondo storico di Enrique Serna, pubblicato da Edizioni E/O; un acquisto improvvisato, scelto come regalo per la stupenda copertina (errore che non bisognerebbe mai compiere) ma risultato un ottimo acquisto.
E’ ambientato in Messico, durante la dominazione spagnola, in un momento in cui la presenza azteca sul territorio era ancora radicata, anche se a fatica, e tentava di mantenere le proprie tradizioni, combattendo l’invasore e in particolar modo la nuova religione del Cristo e della Madonna, che stava togliendo al popolo non solo la libertà ma – peggio ancora - le proprie radici.
Gli aztechi, infatti, dopo i massacri del passato avevano iniziato ad assuefarsi alla dominazione, a trovare un posto nella nuova società trapiantata dalla Spagna, diventando di fatto servi dei dominatori e facendosi coinvolgere dal proselitismo cattolico, portato avanti dai missionari con le buone o con le cattive.
E’ in questa atmosfera tesa che si muovono i due protagonisti del romanzo, giovanissimi figli di un Paese bigotto e ripiegato su se stesso: Crisanta, una giovane creola figlia di un’attrice fuggita di casa, e Tlacotzin, un ragazzo azteco.
Mentre la ragazzina tenta in ogni modo di seguire le tracce materne, ostacolata dal padre ubriacone e in apparenza profondamente religioso (ma capace di approfittare della figlia in un raptus di violenza), Tlacotzin si trova a incarnare la dicotomia del suo intero popolo.
Cresciuto dal padre, sacerdote delle antiche tradizioni, in giovane età viene portato dalla madre in una missione, ribattezzato Diego ed educato alla religione cattolica. Il lavaggio del cervello lo porta a rinnegare gli antichi Dei. La morte del padre, però, lo getta in una crisi di coscienza cui l’incontro con Crisanta darà il colpo di grazia.
I due, innamorati, fuggono insieme per fare gli attori girovaghi. Il malanimo di un ecclesiastico, un padre domenicano vizioso e pieno d’ambizione, spezzerà l’idillio e li costringerà a separarsi. Tlacotzin si riavvicina alla religione antica, macchiandosi di crimini contro la Chiesa, proprio mentre Crisanta si spaccia per finta beata inscenando crisi mistiche – grazie alle sue doti d’attrice – per spillare soldi agli aristocratici.
Le loro azioni finiranno per mettere a rischio le loro stesse vite, in un finale toccante e avventuroso, degna conclusione di una trama mai scontata.
Lo stile di Serna è ironico, deciso, senza fronzoli inutili né ampollosità. La storia si dipana con una semplicità accattivante, che invita a continuare la lettura fino in fondo. Senza pause, senza stancarsi, alternando momenti di preoccupazione per i due protagonisti a sonore risate per i piccoli e grandi imprevisti che costellano la loro vicenda.
I personaggi sono tutti tratteggiati con accurata precisione, regalando ritratti di tipi umani perfettamente plausibili. L’ecclesiastico ipocrita, gli aristocratici dalla doppia faccia, le vecchie beghine, il capocomico poeta e conquistatore di fanciulle. Ogni personalità possiede qualcosa di speciale, vivo, vibrante.
Il romanzo, oltre ad essere una lettura avvincente, spiritosa, piena d’avventura, è anche una fonte inesauribile di informazioni su argomenti interessanti e poco trattati, quali la situazione messicana negli anni d’oro della Spagna, l’attività missionaria nei Paesi conquistati, la disperata resistenza culturale di un popolo che stava per essere cancellato dalla Storia, il fenomeno delle estasi religiose e la beatificazione per consenso popolare.
Serna ci presenta uno spaccato storico che non è familiare al lettore e, più in generale, allo studente occidentale, abituato a considerare gli eventi dal punto di vista europeo.
Una lettura adatta a qualsiasi palato, perfetto perfino sotto l’ombrellone. Vi assicuro che non resterete delusi.

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