lunedì 12 agosto 2013

Manoscritti segreti

Coloro che si interessano di misteri ed esoterismo, saranno sicuramente tentati dal saggio che vi vado a presentare oggi. Si tratta di “Manoscritti segreti” di Paolo Cortesi, edito da Newton Compton. L’autore si propone di presentare alcuni tra i testi dall’origine più controversa che la Storia umana ricordi, comparando le teorie sorte intorno alla loro nascita e al loro significato per poi fornire una propria opinione in merito.
La prefazione si sofferma sui libri che per antonomasia hanno fama di essere degli enigmi discernibili solo agli iniziati: i testi alchemici. In essi, infatti, niente è ciò che sembra. Ogni concetto assume un doppio significato da interpretare.
Il primo capitolo porta in luce le numerose scoperte di nozioni troppo avanzate negli antichi testi, squarci di invenzioni o concetti scientifici che noi associamo all’epoca moderna ma che con tutta evidenza sono stati riscoperti dopo secoli di oblio. Il secondo ci porta a Qumran e alla scoperta delle pergamene che hanno fatto tremare dalle fondamenta parecchi teologi. L’autore fornisce una breve storia dei ritrovamenti e delle analisi operate sui testi e pone l’accento su comportamenti sospetti dei professori coinvolti nell’indagine.
Per non dimenticare l’Egitto e i suoi enigmi, Cortesi ci parla del papiro Tulli, che gli ufologi hanno eletto a prova della presenza di ufo ed extraterrestri ma di cui manca l’originale e che potrebbe benissimo avere spiegazioni più comuni e quotidiane. Segue una piccola digressione storica e un’analisi del Sator, l’enigmatico schema di lettere dal significato ancora oscuro.
Si passa poi a un romanzo che risale alla fine del XV secolo e che rappresenta un mistero non solo per quanto concerne l’identità dell’autore (le ipotesi si sprecano), ma anche per le allusioni a rituali estranei alla religione cattolica e all’amore carnale come scelta del protagonista (tema pericoloso in un simile periodo storico). L’Hypnerotomachia Poliphili, che racconta la storia di Polifilo alla ricerca della sua Polia, fu edito dal grande Aldo Manuzio. Cortesi sposa la tesi secondo cui esso celi tracce degli antichi culti isiaci.
Un testo altrettanto antico ma ancora più misterioso è il manoscritto Voynich, un trattato recuperato in una biblioteca gesuita, ricco di disegni grossolani ma affascinanti e interamente scritto con caratteri incomprensibili, in una lingua sconosciuta. In molti si sono impegnati a trovare un codice di decifrazione, ma al momento si propende per pensare che esso sia un falso d’epoca, creato per spillare soldi all’imperatore alchimista di Praga.
Cortesi si occupa poi delle profezie di Nostradamus, mettendo in luce non solo quanto poco conoscesse quest’ultimo di astrologia, ma anche che le sue visioni si adattavano – guardacaso – solo alle porzioni di mondo e ai sistemi sociali a lui conosciuti. Per concludere si parla delle stranezze racchiuse nell’identità del grande William Shakespeare e delle intuizioni futuristiche di Tiplaigne de la Roche, che paiono anticipare di circa un secolo invenzioni quali la fotografia e la televisione.
Il principale difetto dell’opera, che di per sé ha il pregio di trattare argomenti di nicchia con un linguaggio colloquiale alla portata di qualunque lettore-tipo, è l’eccessiva enfasi data a talune affermazioni o a domande poste con il preciso scopo di sottolineare le perplessità dell’autore. Mi spiego: quando Cortesi è convinto di essere in presenza di dati “eclatanti” oppure vuole sottolineare i difetti di una teoria, utilizza in modo selvaggio il corsivo, come un oratore che avesse il vizio di sporgersi verso il pubblico nei momenti topici del discorso per accattivarsi partecipazione e consenso.
Le teorie di Cortesi sono, per l’appunto, teorie. Come tali andrebbero presentate. Invece, spunta fin troppo spesso questo tono da imbonitore che, lungi dal convincere della bontà di certe affermazioni, fa solo venire voglia di ottenere maggiori informazioni oggettive grazie a cui poter giudicare le singole teorie in maniera più obiettiva.
Se si tralascia questo particolare, comunque, una lettura godibile e ricca di spunti di riflessione. I misteri ci sono, questo è innegabile.

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