lunedì 7 ottobre 2013

Asakusa Kid

Takeshi Kitano, nato nel 1947, è un personaggio caratterizzato da un eclettismo estremo. Attore, regista, pittore, poeta, nella sua vita non ha mai esitato a gettarsi in qualsiasi tipo di avventura che potesse arricchirlo artisticamente. Comico di successo, stupisce i propri fan diventando un attore cinematografico drammatico, per poi dedicarsi alla regia di numerosi film in grado di ottenere anche successo internazionale (vedi titoli come Zatoichi, L’estate di Kikujiro, Hana-Bi).
Un grave incidente in moto gli procura gravi problemi di salute (è costretto anche a ricorrere alla chirurgia plastica per il viso) ma la pausa forzata lo avvicina all’esperienza della pittura, che metterà a frutto.
Nel libro di cui stiamo per parlare, “Beat Takeshi” rievoca i primi tempi della sua carriera – o meglio, del suo apprendistato – raccontando come sia nata in lui la smania di diventare un attore e quali personaggi l’abbiano aiutato a diventare ciò che è oggi.
Il titolo di questo spaccato autobiografico è “Asakusa Kid” e in Italia è edito da Mondadori. La decisione di abbandonare tutto e di trovare un modo per salire sul palco attraversa la mente di Kitano durante gli anni dell’università. Anni buttati via, secondo la sua valutazione; anni passati a frequentare circoli di universitari che a parole promettono rivoluzioni culturali, genialità letterarie, e che invece non fanno che perdere tempo in divertimenti aspettando di terminare gli studi e prendere in mano le redini dell’attività di famiglia. Stanco dall’ambiente inconcludente e dalla sensazione di stare perdendo tempo, Kitano molla tutto e decide di dedicarsi al suo sogno, costi quel che costi.
Torna così ad Asakusa, un quartiere popolare che, durante la sua infanzia, era sinonimo di vestiti all’ultima moda, spettacoli, vitalità. Quando vi ritorna, Asakusa ormai è un quartiere provinciale e decadente, ancora pieno di locali per spettacoli ma ormai in forte declino. La sua prima missione è cercare un maestro, ma riceve solo rifiuti.
Per un colpo di fortuna, trova da lavorare al François, un locale di spogliarelli alternati a numeri comici diretti dal famoso Senzaburo Fukami. Pian piano, un po’ grazie all’insistenza e un po’ grazie a qualche colpo di fortuna, Kitano entra nelle grazie del Maestro, riesce a farsi insegnare i primi rudimenti e a fare il suo debutto sul palco, passando anche da mansioni di accoglienza e pulizia del teatro a quelle di direttore di sala. L’esperienza si rivela, oltre a una scuola di formazione artistica, un’occasione di scoperta di sfaccettati tipi umani.
Conosce il rutilante e decadente mondo delle spogliarelliste del locale, un gruppo di ragazze e donne non più giovanissime che in qualche modo lo adottano e si curano del fatto che riesca a mangiare a sufficienza. Conosce i loro compagni – papponi, per meglio dire – che fanno da agenti delle ballerine oppure vivono alle loro spalle come parassiti.
Impara a vivere di espedienti, a raggirare a sua volta il prossimo per racimolare un po’ di denaro con cui permettersi qualche vizio. L’ingenuo collega Inoue diventa suo amico e al contempo bersaglio dei suoi piani geniali e vittima delle sue frustrazioni quando le cose non girano per il verso giusto. Fa conoscenza con gli eccentrici personaggi che pullulano per Asakusa, compreso il barbone Kiyoshi, così chiamato in onore di un famoso comico che lo tratta sempre benevolmente.
L’attività frenetica, la fame e la mancanza di denaro non allontanano Kitano dal suo sogno. Anzi, accarezza l’idea di lasciare il François e mettere in piedi un duo comico. Finirà per farsi convincere dalla proposta di un suo collega, creando un duo manzai e iniziando una difficile gavetta che decollerà solo quando l’anticonformismo un po’ matto di Kitano diventerà la chiave di volta degli sketch del duo.
L’artista giapponese si svela in questo racconto/diario della sua giovinezza senza abbellimenti, senza dare di sé un’immagine patinata, bensì molto concreta e realistica. Offre al lettore uno spaccato della vita in Giappone negli anni ’70, le difficoltà di un ambiente ambiguo e sempre legato al malaffare, nonché un commovente omaggio al suo maestro e ai suoi insegnamenti, che rimangono vivi nel cuore di Kitano anche a tanti anni di distanza.

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