mercoledì 5 febbraio 2014

Le terzine perdute di Dante

L’eccezionale scoperta di Riccardo Donati promette di essere anche la sua condanna. Conducendo nuovi studi su una copia del Roman de la Rose, il giovane insegnante scopre alcune righe autografe del grande Dante Alighieri. Il passo successivo è un impulso a cui non si può sottrarre: trafugare il manoscritto dalla biblioteca per poterlo studiare con maggiore calma e capire se il suo futuro sta per essere illuminato dalla luce radiosa di una scoperta fondamentale.
Purtroppo, questo atto dà il via al crollo della vita di Riccardo, che si vede dapprima seguito, quindi in pericolo di vita. Uomini sconosciuti gli stanno alle calcagna, probabilmente a causa delle terzine del sommo poeta. Sarà una donna, Agostina, a salvargli la vita e aiutarlo nella fuga, grazie a una rete di amiche molto speciali pronte a nasconderlo. L’importanza delle terzine, però, supera ogni previsione: si tratta nientemeno che di una profezia, vergata da Dante stesso, che ammonisce contro un’imminente catastrofe.
Questa, in breve, la trama di “Le terzine perdute di Dante”, scritto da Bianca Garavelli e pubblicato da Baldini&Castoldi. Il romanzo si articola in un alternarsi tra le vicende di Riccardo Donati al giorno d’oggi e la Parigi che ospita Dante durante il suo esilio da Firenze, quando viene in contatto con filosofie passabili d’eresia e prende il via la stesura dei messaggi più profondamente spirituali della sua Commedia.
Contrariamente a romanzi come il “Codice Da Vinci” di Brown, scanditi in un’alternanza da feuilleton che dopo un po’ perde di mordente, gli spostamenti dal presente al passato non si danno il cambio di capitolo in capitolo – se non nelle primissime fasi – ma seguono con più armonia il dipanarsi delle vicende narrate, legando le vicende di Riccardo a quelle dantesche.
L’autrice si muove con disinvoltura e palese amore all’interno del mondo di Dante Alighieri, immergendo il lettore in una Parigi antica e stimolante, fatta di dibattiti intellettuali, inquisizioni e scontri all’arma bianca. Il poeta si palesa come uomo toccato dal dono della visione e per questo ambito da ogni “fazione” del pensiero spirituale. Saranno le donne della sua vita, Beatrice e Marguerite Porete, a condurre Dante verso la missione cui è predestinato.
Il protagonista odierno, invece, è il prototipo dell’intellettuale, il topo di biblioteca a suo agio solo in mezzo ai libri, che si trova gettato nei peggiori guai della sua vita. Pavido, debole, fondato sul raziocinio ma labile di sentimento, Riccardo non è esattamente l’uomo ideale.
Non stupisce, quindi, che la sua guardia del corpo in questa storia dai ruoli invertiti sia proprio una donna. Sportiva, decisa, mascolina quando serve ma dotata di un fascino degno del suo sesso (che il protagonista faticherà parecchio a percepire), Agostina è l’angelo custode di Riccardo e lo tirerà costantemente fuori dai guai. Si scoprirà poi che l’amica di sempre altri non è che un membro della confraternita al femminile (i cui nomi iniziano tutti per A) che da sempre protegge il messaggio dantesco e combatte perché la terribile profezia non si avveri. La Ragione priva di sentimento, la corsa alla conoscenza a qualunque costo, diventa il nemico da combattere per evitare la distruzione.
La donna è figura centrale in questo romanzo, incarnazione angelica che conduce al divino e sprone in grado di consentire l’espressione di quanto di meglio si cela nell’animo e nella mente dell’uomo. Sia la congrega di donne che si stringe attorno a Riccardo per difendere lui e la sua incredibile scoperta, sia le due fanciulle che segnano la vita di Dante, consentono ai protagonisti di sbocciare, di trovare la loro via nel mondo.
La prosa attenta e concreta della Garavelli perde un po’ di tono in alcuni momenti di dialogo, più che altro nelle parentesi di Riccardo Donati. Di quando in quando, la parlata si fa un po’ artificiosa, poco spontanea. Inoltre, capita che Riccardo commetta imprudenze troppo palesi, con l’evidente intento di condurlo a determinati eventi della trama, cosa che avrebbe dovuto essere condotta con mezzi più sottili.
Un modo non banale di approcciare il mistero storico, condotto da una scrittrice che possiede una vasta cultura letteraria utilizzata senza autocelebrazione. Una scrittura alla portata di tutti, che apre le porte alle meraviglie celate nell’opera dantesca ai lettori di qualsiasi livello culturale.

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