domenica 23 ottobre 2011

I fantasmi di Milano

Tendiamo tutti a sottovalutare il luogo in cui siamo nati, la città che ci ospita abitualmente. Spesso la conosciamo poco o niente, nonostante una vita passata dentro di essa come parte di una comunità frettolosa, senza storia. Quali sono i tesori della vostra città? Quali i monumenti, le chiese? Quali popoli hanno preso possesso del suo territorio, quali nomi famosi vi sono nati oppure vi hanno trovato ad attenderli la Nera Signora?
Mi stupirei se più del dieci per cento di chi legge questo articolo sapesse rispondere con competenza. Non è un appunto alla cultura del cittadino medio: è un semplice dato di fatto. La maggior parte di questi eventi non viene tramandata. Diventa una curiosità da topo di biblioteca, da chi frequenta per studio o per passione gli antichi archivi.
Se poco si sa degli eventi storici, delle bellezze artistiche o religiose che ogni città trattiene in sé, ancora meno si conosce di norma dei suoi miti, le sue leggende, i suoi fantasmi.
Giovanna Furio, in “I fantasmi di Milano” (Newton&Compton), ci accompagna in un viaggio alternativo attraverso una Milano misteriosa, ben nascosta anche ai suoi cittadini dietro la patina di efficienza e modernità che caratterizza da più di un secolo il capoluogo lombardo. Città fattiva per eccellenza, Milano non indulge in fantasie e spiritismo, ma pur nella sua razionale quotidianità conserva dentro di sé almeno un paio di millenni di vicende che non possono non aver lasciato traccia nel mondo dello spirito.
Qualcuno le leggende se le sussurra, le passa sottobanco al vicino, al figlio, al nipote; gli spiriti e gli eventi fuori dalla norma difficilmente vengono dimenticati del tutto.
L’autrice, con certosina pazienza, è andata a caccia di queste labili tracce e ce le presenta in questo volume, illustrato con stampe d’epoca della Milano che fu e delle sue trasformazioni. Il libro è un vero e proprio itinerario attraverso la città; potrebbe essere utilizzato come guida alternativa per il turista fai-da-te interessato più al mito che all’arte.
La raccolta spazia dalle storie di edifici infestati a quelli di vie ancora oggi percorse da spettri più o meno propensi a interagire con i passanti, dal tipico e folcloristico fantasma del Castello Sforzesco a quello più originale del monaco straccione che si mette a inveire contro i peccati altrui davanti al Cimitero Monumentale. Si scoprono nuovi volti di luoghi che magari si attraversano tutti i giorni per andare a scuola o al lavoro senza dar loro una seconda occhiata.
Purtroppo non si fa una vera distinzione tra i vari tipi di fenomeni paranormali, cosa che per un “cacciatore di fantasmi” invece riveste una certa importanza. Per essere chiari, i fenomeni di apparizione non sono sempre legati al vero e proprio permanere di uno spirito senziente in loco. Esistono edifici che, in determinate condizioni ambientali, sono in grado di “riproporre” visioni di scene che si sono svolte al loro interno anche secoli prima. In questo caso si tratta non tanto di una manifestazione fantasmagorica, quanto di una finestra aperta sul passato. Questo avviene molto spesso nelle costruzioni più antiche, di solito in pietra.
Esistono poi casi di spiriti che si aggirano senza aver compreso il loro stato di defunti ed altri che interagiscono con il tempo presente, purtroppo non ancora in grado di liberarsi dalle costrizioni terrene.
L’approccio dell’autrice all’argomento è più storico/artistico che misterico. Anche le tappe dell’itinerario offrono molte più cognizioni sullo stile degli edifici e su eventi storici correlati all’apparizione che dettagli sulle modalità o le testimonianze della stessa. Spesso, anzi, i riferimenti fantasmagorici passano in secondo piano, citati quasi distrattamente a fine capitolo.
Questo inficia in parte la valutazione positiva del saggio; il titolo stuzzica l’attenzione di un diverso tipo di ricercatori, i quali rimarranno un po’ delusi dalla vaga trattazione dell’argomento. Sicuramente interessante, invece, se si inizia la lettura con lo scopo di conoscere meglio le vicende meneghine e le bellezze artistiche e architettoniche della città.
Una buona sufficienza, ma non molto di più.

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