lunedì 2 aprile 2012

I Mabinogion

“I Mabinogion” di Evangeline Walton, riuniti in questa edizione della Tea, romanzano e approfondiscono l’antica tradizione celtica e i racconti tramandati oralmente e poi registrati in forma scritta più o meno nel XII secolo.
Queste storie raccontano un momento di passaggio fondamentale dall’antico, permeato di cultura spirituale celtica e fatto di Misteri, al nuovo, contaminato dalle civiltà e dalle credenze monoteistiche e patriarcali provenienti dall’Oriente. Il Galles, come l’Irlanda e tutto il resto d’Inghilterra, si trova in un momento di transizione in cui l’Invisibile ha ancora contatti con il mondo degli uomini, ma la legge del più forte inizia a prevalere.
La raccolta si articola in quattro romanzi. Il primo si intitola “Il Principe dell’Annwn”.
Il giovane e valoroso Pwyll è sovrano del Dyved, ma il suo animo è immaturo. Ci penserà Arawn, la Morte, a cambiarlo. Questa divinità del regno dell’Annwn, ove vivono le anime dei defunti che un giorno torneranno nel grande Ciclo delle reincarnazioni, è costretto a combattere un nemico per cui il potere ultraterreno non è sufficiente.
Pwyll viene prescelto per contribuire con la forza del mondo terreno. Si sostituirà al sovrano dell’Annwn, prendendone le sembianze, e ucciderà al suo posto il terribile Havgan. Pwyll accetta, ma sono molte le prove che lo attendono prima dello scontro. Esse lo forgeranno nello spirito, rendendolo un uomo migliore, e sanciranno il suo legame con il potente Dio. Al ritorno nella sua terra, i druidi lo mettono alle strette. Pwyll, la cui capacità di procreare e portare benefici al regno è stata messa in dubbio, si affida ai prodigi del Tumulo di Arberth. Là gli si promette Rhiannon, parte della dea omonima, che egli va a prendere per sé in un regno spirituale incantato.
Il secondo romanzo, “I figli di Llyr”, racconta del tragico matrimonio di Branwen, figlia di Llyr, con Matholuch d’Irlanda. La loro infelice unione porterà i fratelli di lei, guidati dal possente re Bran, a invadere l’Irlanda per correre in suo soccorso, scatenando una guerra senza pari i cui frutti si riveleranno devastanti per tutti. Saranno in pochi a tornare nella terra natia, portando con sé la testa di Bran, unica parte ancora viva del grande sovrano e reliquia magica che entrerà nella leggenda.
In “La canzone di Rhiannon” vediamo Manawyddan, saggio fratello di Bran, seguire il giovane Pryderi nel Dyved, dopo che entrambi sono sopravvissuti alla guerra in Irlanda. Il ragazzo passa per figlio del defunto Pwyll e della signora del mondo fatato, ma in realtà fu generato dallo stesso Manawyddan poiché Pwyll aveva perso la sua capacità di procreare durante la sua avventura nell’Annwn. Il sire sposa la vedova Rhiannon e Pryderi si ricongiunge alla sua giovane sposa, ma la maledizione che incombe sul Dyved dai tempi di Pwyll sta per abbattersi e provocherà loro grandi sciagure.
L’ultimo romanzo è “L’isola dei potenti”, a sua volta diviso in tre parti. Nella prima seguiamo Gwydion, erede di Math l’Antico, che per sottrarre dei maiali con l’inganno all’ormai anziano Pryderi finisce per scatenare una guerra ed essere maledetto. La seconda parte ha per protagonista il giovane Llew, figlio della sorella di Gwydion e da lui allevato; la terza, infine, racconta dell’amore di Llew per Blodeuwedd, una fanciulla magica nata dai fiori.
L’autrice amplia e approfondisce storie e personaggi diventati ormai leggenda, cercando di unire al tema dell’antica sapienza la più terrena umanità di questi eroi. Alcune scelte sono opinabili, come il continuo rimando al tempo presente tramite visioni druidiche permeate di critica e pessimismo – ma comprensibili nell’ottica new-age che caratterizzava gli anni in cui la Walton scrisse i romanzi- e il continuo accento sulla condizione femminile, passata da quasi divina durante i tempi antichi a quella di una specie di schiava dell’uomo nei secoli successivi.
Tralasciando questi momenti un po’ pedanti, la Walton regala nuova linfa vitale alle antiche leggende, rendendole godibili e comprensibili anche a chi è del tutto digiuno di sapienza nei riguardi della cultura celtica insulare. La lettura scorre piacevole, onirica, a tratti commovente.
Una meravigliosa parentesi in un mondo perduto che attende solo di essere riscoperto.

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