mercoledì 10 ottobre 2012

La incantatrice

Colin e Bea sono gemelli, due bambini molto diversi tra loro nati nella Svizzera calvinista del diciottesimo secolo. Colin è un giovane timido, accondiscendente e tranquillo, con una passione per gli automi e la scienza ereditata dal padre e un difetto al piede che lo costringe a zoppicare. Bea, invece, è una creatura passionale e definitiva, primordiale, che ha ereditato il potere materno di vedere il futuro e di leggere nelle anime altrui, vicina com’è al mondo dello spirito.
La madre dei bimbi, infatti, è una discendente delle antiche sacerdotesse della religione celtica e ancora adesso ne porta avanti le tradizioni, pur se di nascosto. Purtroppo, il fanatismo religioso la trasforma nell’obiettivo dell’odio. Accusata di stregoneria, viene bruciata viva nella sua casa insieme al marito. Si salvano solo i gemelli e il loro fratellastro, Valentin.
Questo fatto traumatico sconvolge la vita dei bambini, che dovranno imparare a cavarsela da soli in un mondo che, se è pieno di meraviglie, è anche maledettamente costellato di pericoli. Comincia così il loro difficile viaggio verso l’età adulta, un viaggio dell’anima tanto quanto del corpo. Colin e Bea lasciano presto la Svizzera per recarsi addirittura in Cina, ove l’arte degli automi occidentali è particolarmente amata, e quindi nel regno dei Thai.
I gemelli, separati sempre più dalla loro diversa visione della vita e da una passione inespressa e proibita, dovranno imparare a convivere con culture e religioni differenti, imparando da esse quanto più possibile e allargando sempre più mente e orizzonti, cercando il loro destino in mezzo ai grandi fatti della Storia.
La prosa di Han Suyin è fresca, delicata, al contempo intrisa di una passione profonda, radicata e indomabile. L’autrice riesce a intrecciare fra loro con abilità tematiche complesse e all’apparenza senza alcun collegamento l’una con l’altra, a dare sfoggio di cultura senza che questa diventi un peso per il lettore, trasformando quelle che a ben vedere sono lezioni di storia in brevi parentesi di comprensione mutuate attraverso gli occhi dei protagonisti, sempre assetati di nuove conoscenze.
La mancanza di forzature nel romanzo è encomiabile, perché è evidente che “La incantatrice” è stato scritto partendo da uno schema iniziale ben preciso. Dovendo affrontare tante tematiche complesse, l’autrice deve aver passato parecchio tempo a farsi una cultura in merito e questo avrebbe potuto rendere meccanico il lavoro finale. Sarebbe stato fin troppo facile grippare in qualche passaggio, far storcere il naso al lettore nel sentore di qualcosa di mancante, di un ingranaggio non perfetto.
Come Colin con le sue macchine, invece, Han Suyin fa il suo piccolo miracolo e confeziona una storia coerente e avventurosa, piena di cultura e al contempo appassionante.
Ogni cosa viene descritta con minuziosa cura ma senza sbrodolare. Le meraviglie esotiche, l’apparente calma dei cantoni svizzeri, gli usi e i costumi dei popoli ci vengono mostrati attraverso gli occhi dei gemelli con tale maestria che il romanzo sembra un susseguirsi di immagini vivide, sfavillanti di colori e di vita, tangibili.
Si passa dalla pulita e ordinata Svizzera, con le sue montagne, i laghi cristallini e le dimore nobiliari, all’avventura sugli oceani al fianco del principe musulmano Abdul Reza. Gli anni in Cina vengono descritti con dovizia storica e una prosa sognante, onirica, spezzata bruscamente dalla scia di sangue che segue all’improvviso scontento dell’Imperatore e che costringe i gemelli alla fuga nel grandioso e decadente impero Thai, una profusione di colori e vita che sta per spirare nel fuoco della guerra.
Opposti, i due gemelli si combattono e si cercano, desiderosi di tornare un tutt’uno ben sapendo che questo è proibito, impossibile. Il loro legame indurrebbe a credere che prima o poi entrambi capiscano che la loro forza raddoppierebbe nell’accogliere la visione del mondo dell’altro e unirla alla propria, ma questa fusione non regge, si scompone e ognuno si perde nel proprio cosmo, nella propria visione dell’esistenza, per riunirsi solo quando il caos distrugge il sogno di entrambi.
Nelle sembianze di Colin e Bea si consuma la lotta tra il passato magico, spiritico e il futuro meccanicistico e fisico. Ci accostiamo a due modi di vedere e assaporare il mondo, due strade differenti che non necessariamente devono vivere l’una contro l’altra ma che, tristemente, finiscono per essere entrambe sconfitte, dalla follia o dalla rassegnazione.

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