mercoledì 24 aprile 2013

Narnia

E’ una prerogativa del gioco dei bambini quello di scoprire mondi dietro ogni cosa che a noi pare scontata, quotidiana. Osservandoli nel pieno delle loro attività, la nostra parte adulta scuote il capo con condiscendenza; quella bambina, ricorda e rimpiange la potenza della fantasia, capace per intere ore di modificare la struttura stessa della realtà.
C.S.Lewis, con la saga di “Narnia”, ci restituisce proprio la potenza immaginativa del bambino, creando romanzi che possono essere letti dai più piccoli come da quegli adulti che hanno conservato in sé il senso del gioco e del meraviglioso. Di recente, la saga è tornata alla ribalta grazie alle produzioni cinematografiche della Disney. Esse, pur avendo il merito di aver portato alla lettura dei romanzi le nuove generazioni, hanno parzialmente snaturato le atmosfere di Narnia, trasformando la fiaba e il suo messaggio in qualcosa che somigliasse di più al fantasy eroico, maggiormente in voga al momento e sicuramente più spettacolare a livello visivo.
Le storie di Lewis, infatti, benché annoverino battaglie, storie di cappa e spada, scontri con mostri e streghe, non si basano su questi contenuti con intenti epici simili, per intenderci, alle atmosfere del Signore degli Anelli (il cui autore, Tolkien, fu contemporaneo e amico personale di Lewis), bensì come metafora del diventare adulti, delle responsabilità, della presa di coscienza del proprio ruolo e del coraggio in ognuno di noi, oltre che della lotta continua contro le paure e i cattivi sentimenti.
Tanti anni fa, quando ero ancora bambina, la Mondadori aveva pubblicato nella collana per i più piccoli il primo titolo: “Il Leone, la Strega e l’armadio”. La storia narra di quattro fratelli – Peter, Susan, Edmund e Lucy- separati dai genitori a causa della guerra (siamo nell’Inghilterra della Seconda Guerra Mondiale) e ospiti di un lontano parente. Nella nuova casa, la piccola Lucy scopre un armadio magico che mette in comunicazione con il mondo di Narnia, terra abitata da esseri fatati e animali parlanti, in cui vige sempre l’inverno a causa della maledizione della Strega Bianca. Una leggenda dice che l’estate tornerà quando quattro figli di Adamo ed Eva siederanno sul trono di Cair Paravel, benedetti da Aslan, il Leone che governa su tutto dal suo regno d’oltremare. Lucy e i fratelli vengono così coinvolti nella guerra per il potere di Narnia. A loro è affidato il compito di riportare la vita e la libertà al mondo magico, seguendo il magnifico Aslan, il quale incarna nella sua forma di leone qualcosa di più antico, profondo e luminoso.
Esiste un prologo, scritto più avanti nel tempo e intitolato “Il nipote del mago”, che racconta come Narnia è stata creata e in che modo gli Uomini e la Strega Bianca vi sono giunti.
Dopo il primo romanzo, nucleo della saga intera e bastante a se stesso, Lewis scrive un racconto legato solo parzialmente alle vicende del primo romanzo, intitolato “Il cavallo e il ragazzo”. Esso tratta della fuga di un giovane schiavo e di una ragazzina nobile in compagnia di due cavalli parlanti di Narnia. Tutti loro vogliono lasciare Calormen, un regno simile agli antichi sultanati arabi, per raggiungere la favoleggiata terra magica. Finiranno per fare del loro meglio per salvare un intero regno che sta per essere invaso.
Segue “Il principe Caspian”, in cui i nostri protagonisti ufficiali tornano a Narnia per aiutare il giovane Caspian contro lo zio malvagio, favorendo il suo insediamento sul trono e il ritorno della pace nel regno. La storia, più fantasy delle altre, è caratterizzata dalla dolceamara certezza che Peter e Susan stanno diventando adulti e che le loro avventure nel regno magico stanno finendo. Si passa poi a “Il viaggio del veliero”, in cui Edmund e Lucy tornano a Narnia insieme al recalcitrante cugino Eustachio e seguono Caspian in un viaggio attraverso i mari, verso il regno di Aslan. Si tratta di un vero e proprio percorso iniziatico dello spirito, portato avanti per metafore pensate per un’erudizione elevata. Per un bambino, si tratta solo di un magico viaggio verso la Luce.
“La sedia d’argento” è un’estemporanea avventura di Eustachio, tornato a Narnia per aiutare un figlio di Caspian insieme alla compagna di scuola Jill. La coppia di protagonisti non ha l’appeal di quelli originari, perciò la fiaba è da pensare come testo a sé, basato più sulla sequenza degli eventi straordinari che sull’effetto nostalgia del filone principale.
Si termina, infine, con un finale di per sé drammatico in “L’ultima battaglia”, in cui il regno di Narnia va incontro al suo destino e tutti – anche i più adulti- tornano al cospetto di Aslan, la cui natura finalmente si palesa, rivelando il profondo messaggio spirituale che l’autore ha intessuto fin dal primo romanzo.
Ogni lettura dei romanzi mette in luce nuovi aspetti della scrittura di Lewis. Saltano subito all’occhio l’amore per la fantasia e per i bambini. Segue il messaggio spirituale, fondamentalmente cristiano e basato sulla contrapposizione tra Luce e Tenebre, nella costante ricerca del Bene, del perdono e del sacrificio. Si nota poi la contrapposizione tra Occidente e Medio-Oriente, incarnati dagli Uomini di Narnia e Arken da una parte, e dai Calormeniani dall’altra, in un’atmosfera che ricorda sempre di più il periodo delle Crociate.
Una saga con molteplici piani di lettura, una favola straordinaria e profonda. Buon viaggio!

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