venerdì 12 aprile 2013

Storia del teatro

Come tutti i manuali che trattano una materia in maniera esaustiva, anche Storia del Teatro di Oscar G.Brockett edito da Marsilio tende a intimidire il lettore con il suo aspetto imponente, da libro di testo universitario.  Non ci si può, per ovvi motivi, aspettare qualcosa di diverso: la materia è talmente ampia da richiedere per forza di cose una panoramica ponderosa, per poter offrire una educazione minima della materia.
Il Teatro, infatti, non è solo prosa o poesia. Esso è legato indissolubilmente alla Letteratura, all’Arte (pensiamo alle scenografie e ai costumi), alla Danza e alla Musica. Occorre addentrarsi in molti campi della conoscenza artistica per iniziare a comprendere la Storia del Teatro e imparare ad orientarsi attraverso questo mondo muliebre e controverso.
Il manuale che vi vado a presentare, purtroppo al momento fuori catalogo, ha un pregio che si rivela fondamentale nei testi di questo tipo: è redatto con un linguaggio semplice, diretto, senza fronzoli né verbosità proprie della critica artistica in generale.
Esso fornisce al lettore le nozioni essenziali presentandole con uno stile narrativo, piacevole, quasi si stesse leggendo un romanzo storico più che un testo didattico. L’autore ha un atteggiamento paritario nei confronti di tutte le arti che concorrono al lavoro teatrale e al suo sviluppo, permettendo un approccio corretto allo studio della materia e agli eventuali approfondimenti futuri. Viene dato ampio spazio alla nascita e alla valenza delle figure di attori e capocomici (poi diventati registi) e non ci si basa solo sul Teatro occidentale, ma si prendono in esame anche forme di spettacolo provenienti da culture molto diverse dalla nostra.
Il testo è diviso in macro-capitoli che si dipanano attraverso le varie fasi della Storia. All'interno di essi, la trattazione è – dal Medioevo in avanti - affrontata viaggiando di Paese in Paese, analizzando nel dettaglio la cultura dello spettacolo peculiare a ogni regione. Ogni capitolo “geografico” è a sua volta diviso in paragrafi, per facilitare la lettura e la comprensione.
Si parte cercando di definire il Teatro e di individuare la sua origine, cosa affatto facile e e che ha messo alla prova più di un antropologo. Certo è che il suo legame con la sfera del rito è forte e si manifesta sia nel Teatro occidentale (con una forza che è andata stemperandosi nei secoli) che in quello Orientale, ancora oggi fortemente legato allo spirito e ai riti religiosi.
Si passa poi alla base di ciò che fa del Teatro europeo un “teatro di parola”: la tradizione greca e, per imitazione e continuazione, quella romana. Si assiste alla nascita dei due generi principali: la tragedia e la commedia. Vengono presentati gli autori di cui abbiamo notizia, con annotazioni sulle loro opere e sulle innovazioni che hanno portato al Teatro.
Dopo il periodo Classico si passa al Medioevo e al tentativo di soppressione di tutte le forme di spettacolo, che rinascono però in chiave cattolica per mezzo delle rappresentazioni sacre. Rimane comunque un rifiuto netto verso l'arte della recitazione come professione, mentre la partecipazione annuale alle rappresentazioni era incoraggiata per tutta la popolazione.
Dal Rinascimento le cose cambiano e inizia il lungo viaggio del teatro moderno, dapprima in un recupero fin troppo ostentato della tradizione classica, per poi sfociare nella grandiosità del teatro cinque-seicentesco (pensiamo al teatro inglese di Shakespeare o alla tradizione italiana della Commedia dell'Arte). La velocità delle innovazioni, la quantità di autori e testi, la riscoperta delle tradizioni popolari e la capacità inventiva si fa via via più serrata, dando centinaia di spunti di approfondimento e titoli utili alla lettura o alla visione di messe in scena. Più avanti ci si spinge fino in America, terra depositaria e poi innovatrice della tradizione europea.
La magia finisce con l'ultimo capitolo, dedicato ai decenni più recenti, scritto da autori diversi allo scopo di completare l'opera. Il linguaggio si fa contorto, i riferimenti rivolti agli addetti ai lavori e non solo si respira fin troppo un'aria di schieramento ideologico ben definito, ma viene operata una scelta molto opinabile su ciò che è Teatro e ciò che non lo è (non c'è traccia della tradizione del varietà, del musical americano che non sia “impegnato”, del teatro di prosa non sperimentale o politicizzato). Le ultime pagine sono l'unica nota stonata in un volume splendido che invita ad essere riletto più volte.

Nessun commento: