lunedì 2 dicembre 2013

Grammatica della fantasia

Scrivere favole e filastrocche per bambini non è un lavoro semplice. Si tende a dimenticare che i bambini sono il pubblico in assoluto più esigente, che non si può accontentare con un prodotto poco efficace o nato da un impulso meccanico e svogliato. Uno dei grandi della letteratura per l’infanzia del nostro Paese è senza dubbio Gianni Rodari, maestro di scuola e scrittore che negli anni ’70 ha raccolto le sue esperienze e le sue riflessioni sull’argomento nel piccolo saggio “Grammatica della fantasia” (Edizioni Einaudi), sottotitolo “Introduzione all’arte di inventare storie”.
Rodari, in queste pagine, spazia attraverso diversi argomenti, non tutti strettamente collegati alla scrittura. Da una parte cerca di analizzare i meccanismi di creazione della fiaba, sia dal punto di vista strutturale (citando filologi di grande levatura come Vladimir Propp) che attraverso giochi di associazione e concatenazione di parole. Dall’altra prende in analisi le metodologie di interazione tra l’adulto e il bambino, sia nella figura del genitore che dal punto di vista dell’educatore. Essendo maestro, Rodari lascia ampio spazio alle sue proposte di modifica della routine scolastica.
Offre spunti per numerosi giochi con le parole che possono aiutare il bambino a crearsi una fiaba da sé oppure in gruppo, in classe. Svela qualche utile meccanismo per creare associazioni di parole in rima, in modo da comporre filastrocche, e spiega la magia degli indovinelli, come questi stimolino la capacità logica e l’inventiva del bambino e come formularne di nuovi.
Molto interessanti sono i meccanismi di partenza che danno origine alla fiaba. Si parte dal binomio fantastico di parole apparentemente non collegate tra loro, che messe a confronto possono dare origine a situazioni o personaggi originali. Viene poi consigliata la tecnica dell’estraniamento, che permette la rivalutazione di un oggetto o una situazione con un’ottica completamente nuova (Rodari fa l’esempio delle fiabe di Andersen, spesso incentrate su oggetti di uso comune resi senzienti). Un altro stratagemma sta nel sovra o sotto dimensionare cose e persone.
Un ulteriore sistema di creare storie per bambini può essere quello di “sbagliare” consapevolmente le favole già esistenti oppure creare dei seguiti o dei cross-over. La frase “cosa succederebbe se…” può aprire porte su migliaia di mondi nuovi.
Rodari consiglia anche di utilizzare le cose di casa in modo creativo e diverso, facendole diventare protagoniste o strumenti di avventure da costruire insieme ai propri figli. Si parla inoltre del delicato tema del tabù. Le “parole degli adulti”, le funzioni corporali, le situazioni imbarazzanti, sono evitate dal bambino a causa dell’educazione ricevuta e diventano terreni minati che possono creare disagio. Rodari invita a lasciare che i bambini esplorino i territori proibiti, mettendoli appunto in favola, in maniera da superare gli imbarazzi e le reticenze e dare a queste “zone oscure” un nuovo significato, estrapolandole da un contesto totalmente negativo.
Lasciano un po’ d’amaro in bocca alcune di queste considerazioni, sebbene debbano essere lette e valutate nell’ottica del periodo storico in cui Rodari è vissuto e nella visione liberale e sperimentale degli anni ’70. Lo scrittore politicizza in maniera decisa le sue idee, dichiarandosi apertamente di sinistra in più di un’occasione. Inoltre, propugna una libertà del bambino contro ogni regola preconcetta, incentiva l’uso di tutti gli oggetti di casa (compresi quelli fragili, fa niente se si rompono), delle parolacce in libertà (per potersene appropriare e quindi disfarsene una volta superato l’effetto tabù) e un superamento di interrogazioni, pagelle, valutazioni a scuola, sognando una libera forma d’apprendimento creativo.
Al lettore di oggi, che ha sotto gli occhi le nuove generazioni cresciute proprio con eccessiva libertà e pochissimo rispetto, questo genere di utopie possono far storcere un po’ il naso. La libertà senza spirito critico porta solo al caos.
Nonostante queste divergenze di vedute, un libro consigliatissimo a chi lavora con l’infanzia, ma anche al genitore creativo che desidera ravvivare in casa i momenti della fiaba e del gioco.

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