giovedì 12 dicembre 2013

La cattedrale del mare

Eccoci di nuovo a parlare di un romanzo a sfondo storico, anche se nel caso specifico manca il connotato misterico o cospiratorio che tanto va di moda di questi tempi e su cui ho già detto la mia in altri casi. Attenendosi alla Storia come unica protagonista, sulla scorta di romanzi ormai datati ma sempre eccezionali e sinceri come “I pilastri della terra” di Ken Follett, e portando avanti l’obiettivo (non dichiarato ma palese) di raccontare il passato della propria terra attraverso le voce dei suoi personaggi, Ildefonso Falcones scrive il suo primo successo, “La cattedrale del mare”, edito in Italia da Longanesi.
Il romanzo gravita attorno al protagonista, Arnau Estanyol, la cui vita è legata a doppio filo alla costruzione della chiesa di Santa Maria del Mar e attraverso le cui vicende si viene a conoscere la situazione di Barcellona in particolare, ma in fondo della Catalogna tutta, nel XIV secolo.
Arnau è figlio di un servo della gleba, la cui moglie è stata stuprata e usata come serva dal signorotto locale. Il padre salva il neonato da morte certa e fugge con lui a Barcellona. Se riusciranno a vivere in città un anno e un giorno senza farsi catturare, saranno dichiarati cittadini e uomini liberi. Grazie ai tanti sacrifici del padre, che si mette a lavorare per il parente Grau Puig, Arnau riesce a crescere e a diventare un bambino sano e volenteroso, anche se la vita è aspra e dura, piena di umiliazioni.
Presto Arnau dovrà affrontare il crudele mondo degli adulti, adotterà come fratello minore un bambino sfortunato quanto lui e vedrà morire il padre in uno dei tumulti cittadini. Comincerà allora la sua faticosa strada da uomo, prima come bastaix (scaricatore di porto e portatore di pietre per la chiesa), poi come soldato e quindi come ricco e influente uomo cittadino. Conoscerà le donne fondamentali della sua vita, alcune per la gioia, altre per ostacolare il suo cammino. La rovina, però, è sempre dietro l’angolo e Arnau è destinato ad affrontare più prove di quante possa immaginare.
Ne “La cattedrale del mare” viene dipinta una Barcellona d’altri tempi, che si può respirare sotto la superficie della città odierna e il cui carattere orgoglioso e conscio dei propri privilegi si evidenzia nelle battaglie combattute con il governo centrale per ottenere di nuovo una sorta di indipendenza. La città prende vita nelle pagine del romanzo, contendendo il ruolo di protagonista ad Arnau Estanyol da una parte, e al tempio in costruzione, quella Santa Maria del Mar che si erge pian piano negli anni della narrazione, tempio alla Madonna e chiesa del popolo semplice, di quei lavoratori legati al mare per la loro sopravvivenza.
La straordinaria accoglienza data a questo scrittore deriva probabilmente dalla schiettezza con cui lascia trasparire da ogni riga il suo intento didattico, più che narrativo, sempre con uno stile semplice, di dialogo con il lettore più che accademico e pedante. Le informazioni vengono elargite ad ampie mani ma non risultano mai noiose, né ridondanti.
Questo è al contempo il suo pregio e il suo difetto. Per quanto Falcones crei dei personaggi dotati di una vita propria e li renda capaci di suscitare affezione ed emozioni nel lettore, non si può fare a meno di notare come in parecchi punti la psicologia e le azioni degli stessi prendano una piega più o meno forzata, quando l’autore decide di introdurre un argomento specifico nella narrazione. Tornano, così, personaggi magari perduti molto tempo prima, che prendono a comportarsi in maniera differente da come li si era conosciuti, ora al servizio di una svolta narrativa pensata a tavolino.
Questo rende un po’ meccanico il progredire della vicenda, lasciando la sensazione che l’autore ogni tanto giochi al massacro col povero Arnau; nei momenti in cui le disgrazie al protagonista si affastellano senza requie, solo per poter indagare fino in fondo le conseguenze di una norma dell’epoca o per introdurre un evento che ha segnato la storia di Barcellona, in quanto lettrice ho provato una certa irritazione e il contatto con il romanzo si è sfilacciato.
In generale, comunque, un romanzo piacevole e molto più godibile di tanti dello stesso genere. Falcones è un autore da indagare più a fondo, che potrebbe arrivare a scrivere storie di grande peso letterario. Ho a disposizione anche i successivi “La mano di Fatima” e “La regina scalza”. Spero di potervi aggiornare rilevando quel miglioramento puramente narrativo che mi farebbe amare la sua scrittura.

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