venerdì 20 dicembre 2013

Storia della Bellezza

In un volume che è al contempo libro d’arte, compendio di citazioni letterarie, poetiche e filosofiche e saggio d’analisi di un concetto che definire sfuggente è poco, Umberto Eco tenta l’opera ardita di offrire al lettore, artista o meno che sia, una Storia della Bellezza.
Il concetto di “cosa è Bello” ha attraversato le epoche in una continua mutazione, seguendo i cambiamenti sociali e di pensiero. Il concetto di Bello, perciò, è lungi dall’essere immutabile e riassumibile in una sequenza di norme oggettivamente stabili. Bellezza è soggettività, per quanto molte correnti abbiano cercato di renderla asservita alle leggi della razionalità.
Ad aggiungere complicazione alla faccenda, il concetto del Bello in una determinata epoca è sempre stato lontano da una caratterizzazione univoca, come spesso ci viene insegnato a scuola. Le diverse arti e il pensiero filosofico hanno di sovente seguito strade e standard differenti pur nello stesso contesto sociale e storico, creando un mosaico non regolare di concetti e gusto tra cui è difficile districarsi.
Il volume “Storia della Bellezza”, edito da Bompiani, parte con il curare proprio l’estetica del prodotto editoriale. Un bel formato quadrato per un mattone di oltre quattrocento pagine in carta lucida, con immagini di alta qualità a colori per un prezzo accessibile. Un’ottima scelta, vista la considerevole mole di foto di opere d’arte che costella il saggio di Eco.
Il testo è diviso in capitoli che riassumono un periodo storico o una specifica corrente di pensiero, dall’antichità dell’epoca classica alla società dei mass-media del giorno d’oggi. Il linguaggio non è semplice, né i temi trattati sono alla portata di tutti, ma una lettura paziente e le numerosissime citazioni dalle fonti sono sufficienti a superare l’apparente ostacolo.
Quasi ogni autore o testo citato da Eco, infatti, trova il suo spazio in uno specchietto a fondo pagina, quando non cattura completamente la scena occupando più pagine di seguito. Questo consente di seguire con maggiore consapevolezza l’evolversi del discorso e offre spunti di approfondimento di grande interesse. Sono citati testi storici, scritti di importanti filosofi, ma anche brani di poeti e romanzieri che hanno affrontato i temi cardini dell’estetica del proprio tempo.
La cosa che salta all’occhio è che il genere umano si è quasi sempre barcamenato attraverso tre estremi, nel proprio gusto verso il Bello: la proporzione (razionalità pura), il movimento (l’imperfezione che crea attenzione e stimola la mente dell’osservatore), la decadenza (il fascino dell’orrido, della trasgressione, della morte).
Attraverso il lungo viaggio di Umberto Eco, queste tre facce si ripresentano più volte, non sempre pure e incontaminate, ma ciclicamente tese a imporsi sulla “visione” degli artisti e dei committenti. Un picco estremo in una di queste direzioni tende, dopo un certo periodo di tempo, a far vertere l’ago della bilancia su un altro estremo, come se avvenisse una sorta di “rivolta silenziosa” nei confronti di ciò che si sta imponendo come dogma.
Le cose si complicano con l’approssimarsi degli ultimi due capitoli, dedicati alla contemporaneità. Entrare nel XX secolo, e quindi nella società del consumismo e dei mass-media, disintegra ogni certezza su cosa sia Bello, in un mosaico apparentemente insensato di stili, idee, concetti e apparenze. La modernità ha sdoganato ogni possibile versione della Bellezza, facendo coesistere concetti anche diametralmente opposti, in una totale libertà di scelta e adesione a canoni dalla durata incerta (brevissima come illimitata).
Il “finale” del saggio vuole essere comunque costruttivo, ma alla sottoscritta lascia un po’ l’amaro in bocca. Quando tutto è Bello, niente è Bello. Quale sarà la nostra prossima strada?

Faccio presente che questo volume ha un gemello, “Storia della Bruttezza”. Da mettere subito in lista acquisti!

Nessun commento: