mercoledì 2 aprile 2014

La Mano di Gloria

In un futuro non troppo lontano, nello sfacelo sociale a cui hanno condotto le sconsiderate politiche occidentali, un gruppo di illuminati decide di portare il proprio attacco alla Cuspide, che nell’ombra governa le sorti del mondo. Chi per vendetta, chi per lucida scelta, chi per ideali di libertà, questi compagni si uniscono in una micidiale battaglia che possiede risvolti forse più profondi e antichi di una semplice rivoluzione del sistema: una lotta tra Luce e Tenebra, che affonda le sue radici nei sogni e in un passato ricco di poteri ormai dimenticati.
Questa immane saga italiana, scritta da Renato “Mercy” Carpaneto e suddivisa in tre volumi che non esito a definire mastodontici, è costruita con non comune intelligenza e coerenza. L’autore apre molteplici parentesi, inserisce nella narrazione moltissimi personaggi, eppure riesce a dipanare la storia riallacciandone tutti i fili anche dopo lunghe digressioni.
Non mancano, infatti, i momenti in cui ci si allontana – apparentemente – dalla trama principale. In un continuo passaggio tra il presente e il passato, l’autore ci svela fatti a volte molto lontani dal centro dell’azione. Inizialmente, il lettore può avere la tentazione di chiedersi se ce ne sia la necessità, magari guardando alla “pausa” con sospetto e un certo fastidio. A lungo andare, ci si rende conto che non uno di questi “fuori-pista” è inutile o corollario. Ogni vicenda narrata va a legarsi ai fatti principali, andando a formare un’importante frammento del mosaico finale.
La lotta senza quartiere de “La Mano di Gloria”  non nasce, come ovvio, da un giorno all’altro, né i personaggi si riscoprono paladini di una nuova giustizia senza esperienze pregresse che li abbiano condotti a tale decisione.
L’autore racconta le loro origini, dà ampio spazio alla storia delle famiglie che hanno dato i natali ai nostri eroi. Anche volendo fare i pignoli e i critici a tutti i costi, si rimane comunque affascinati e la lettura continua a scorrere senza problemi.
Il segreto, oltre a una buona prosa, risiede nella caratterizzazione dei personaggi. Ogni personalità de “La Mano di Gloria” è ben delineata, approfondita e peculiare. I protagonisti si fanno persone in carne e ossa, plausibili e perciò facili da amare o da odiare dal lettore. Uno spaccato di umanità varia, a volte portata perfino all’eccesso nelle imprese eroiche o malefiche di cui si fa promotore, eppure di rado sopra le righe o poco credibile. D’altronde, si sa che l’essere umano è capace di grandi cose quando i suoi intenti sono chiari e ha trovato la forza di tradurre le parole in azioni.
Il difetto dei romanzi, se vogliamo chiamarlo così, risiede nella stessa intelligenza con cui la storia è stata costruita. Si tratta di una lettura per pochi. Il gergo sfocia spesso nell’aulico e nel ricercato. Questo denuncia l’elevata cultura dell’autore (un soffio di speranza per la letteratura italiana) ma porta in superficie anche il calcolo con cui la prosa è stata ricontrollata e sistemata in fase di editing per ottenere una qualità lessicale di livello superiore, minandone in qualche punto la spontaneità. Abbondano i termini desueti, i sinonimi oggi quasi del tutto caduti nel disuso.
Per quanto la cosa possa ricordare con nostalgia la prosa dei primi del Novecento, e per quanto io apprezzi la cultura quando ne trovo, questa scelta opera una decisa discriminazione sul pubblico adatto a immergersi tra queste pagine. Il lettore medio, infatti, non è in grado di reggere la lettura di un simile romanzo. Le primissime pagine, una lunga descrizione, sono già in grado di fare da spartiacque tra chi avrebbe bisogno del costante supporto di un vocabolario e chi può permettersi di proseguire la lettura. Anche le molte digressioni richiedono un elevato livello di concentrazione nel lettore. Carpaneto sa passare facilmente a una scrittura più gergale, quotidiana, ma la si raggiunge dopo un buon numero di pagine, quando ormai il legame col romanzo si è instaurato o già interrotto.
Anche le ampie trattazioni sociali e politiche sono un’ulteriore sfida, che selezionano un gruppo ancora più ristretto di lettori appassionati, appartenenti a una cerchia fatta di interessi e ideali comuni.
Una saga che sceglie i suoi, scritta con magistrale abilità, e affiancata da un concept-album degli IANVA, il gruppo di cui l’autore è cantante.

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