domenica 18 marzo 2012

Educare la voce

Avere cura della propria voce e imparare ad utilizzarla al meglio è obiettivo costante di cantanti e attori, ma anche di coloro che usano d’abitudine la voce per svolgere la propria professione (insegnanti, oratori, politici, etc.). Gran parte delle volte, nel tentativo di parlare in maniera da farsi sentire, ci si riduce a gridare e a sforzare le corde vocali, con il rischio di danneggiarsi seriamente.
Per evitare danni permanenti, affaticamenti e improvvisi cali di voce – ritrovarsi afoni dopo la prima occasione di sforzo non è auspicabile, soprattutto se è solo la prima di molte repliche – esistono esercizi che, se seguiti con costanza, permettono di imparare a conoscere il proprio apparato pneumo-fonatorio per quello che è, vale a dire uno strumento musicale con proprie caratteristiche ed esigenze peculiari.
Per fare ciò ci si rivolge a specialisti o a insegnanti di canto/vocalità professionisti, che possono condurre una preparazione mirata alle necessità del singolo. Esistono pochi saggi dedicati all’argomento, in quanto di norma bisognerebbe essere seguiti in tempo reale durante gli esercizi, ma spesso attori e cantanti hanno bisogno di tenersi in allenamento anche in proprio.
“Educare la voce” di William Weiss è un saggio tecnico edito da Dino Audino Editore e viene presentato come il primo manuale di esercizi fisici per la voce disponibile per il mercato italiano.
Il metodo di Weiss si propone di portare a una conoscenza esaustiva dell’intero apparato pneumo-fonatorio grazie al costante e certosino esercizio sul movimento di ogni sua parte, in ogni direzione.
Corredato da immagini esplicative, il trattato propone un’escursione completa del sistema-voce: mandibola, lingua, mascella superiore, laringe, petto e addome, testa. Ognuna di queste parti viene allenata in un primo tempo in maniera indipendente, imparando a muoverla in tutte le direzioni possibili (fisicamente o per semplice convinzione psicologica).
Questo viene fatto senza emettere suono, utilizzando solo il respiro. L’allievo sotto esercizio viene poi invitato a valutare quali sono le proprie abitudini respiratorie durante l’esercizio e, una volta diventatone conscio, a invertirle per ottenere nuove possibilità d’espressione.
Solo dopo si passa all’emissione del suono, partendo dal suono minimo possibile per poi lavorare sulle risonanze e sui molti timbri che ognuno di noi è in grado di emettere (esercizio molto utile soprattutto agli attori).
Ogni capitolo termina con alcune proposte di esercizi attoriali da svolgere da soli o in gruppo, utilizzando quanto appreso in maniera creativa e propedeutica all’espressività teatrale.
Per quanto sia indubbio che una conoscenza approfondita di tutto l’apparato e l’allenamento costante all’attenzione sulle singole parti sia alla base di una tecnica perfetta, questo saggio risulta piuttosto pesante e non invoglia molto all’applicazione pratica.
L’atteggiamento verso la vocalità è decisamente costruttivista e ben poco creativo. Una macchina perfetta ma senza vera vitalità. Le illustrazioni sono schemi direzionali e nel capitolo su timbri e risonanze diventano meri scarabocchi.
Gli esercizi di mobilità si ripetono in maniera quasi identica per ogni parte dell’apparato vocale, facendo chiedere al lettore per quale motivo si siano spese pagine e pagine quando bastava affermare: “Ripetere gli esercizi anche per la lingua, la mascella, la testa…etc.” C’è il sospetto che l’autore l’abbia voluta tirare lunga.
Gli esercizi teatrali sono pochissimi, quelli per il canto praticamente inesistenti.
L’approccio tecnico è comunque utile e andrebbe seguito almeno il tanto che basta da diventare coscienti delle varie parti del corpo coinvolte nell’emissione della voce e da essere in grado di agire su di esse per modificare le proprie performance.
Passare giorni e giorni seguendo in ogni passo questo volume mi sembra un tantino ostico. Tanto di cappello a chi ce la farà!
Da leggere per farsi un’idea del lavoro che si può svolgere per conoscere al meglio le proprie possibilità vocali, magari integrando le sessioni di lavoro con esercizi di un’altra scuola.

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