mercoledì 14 marzo 2012

L'infiltrato

Il grande nemico della cultura occidentale del XXI secolo è, senza ombra di dubbio, il fantasma del terrorismo islamico internazionale. Dopo l’attentato dell’11 settembre alle Twin Towers e i successivi episodi di violenza più o meno riusciti in giro per il mondo, si è sviluppata una fobia verso l’Islam e in generale verso le popolazioni di fede musulmana che ha esacerbato un clima multi-etnico ancora ben lungi dal favorire l’integrazione e il dialogo.
Il famoso giornalista Antonio Salas, esperto in reportage da infiltrato in ambienti scomodi e pericolosi, ha scritto e pubblicato un romanzo verità in cui racconta la propria esperienza nei circoli del terrorismo islamico. Il reportage si intitola “L’infiltrato” e in Italia è stato pubblicato dalla Newton&Compton.
Salas non è nuovo a questo genere di indagini. Si è occupato in precedenza sia degli ambienti neo-nazisti che della tratta delle donne e dello sfruttamento della prostituzione. La sua tecnica consiste nell’assumere un’identità fittizia ed entrare in contatto diretto con gli ambienti che intende denunciare, diventando un membro di queste realtà pur mantenendosi – con mille difficoltà – all’interno della legalità. In caso contrario, le prove da lui raccolte non avrebbero la stessa valenza a livello giuridico.
In questo caso, Salas ha deciso di farsi passare per un palestinese. La cosa è stata molto più complicata di quanto avesse previsto, perché modificare il proprio aspetto o l’abbigliamento non avrebbe ingannato nessuno ad un esame approfondito.
Ci troviamo dunque a seguire il giornalista mentre si crea faticosamente una nuova identità, studiando l’arabo fino a perderci le notti, accostandosi all’Islam con sempre maggiore rispetto (tanto da convertirsi realmente e farsi musulmano), viaggiando per il Medio Oriente per costruirsi una facciata credibile e venendo bruscamente in contatto con realtà sconosciute fino a quel momento filtrate dal giornalismo occidentale.
Salas tenta nel frattempo di comprendere quali siano e come siano strutturati i gruppi terroristi islamisti internazionali e quali collegamenti possiedono con altri gruppi di ribellione in Europa e America Latina. Viene così a interessarsi enormemente alla figura di Carlos lo Sciacallo, famoso terrorista detenuto in Francia, e questo lo conduce a portare avanti le sue indagini in Venezuela, dove comincia a essere introdotto negli ambienti del terrorismo.
La sua capacità di scrittore, prestata ai simpatizzanti della causa islamica, gli aprirà le porte di molti gruppi altrimenti inaccessibili e gli varrà la fiducia di gente pericolosa, primo fra tutti proprio Carlos lo Sciacallo, che farà di lui il web-master del proprio sito internet.
Qui le cose si fanno realmente pericolose e Salas dovrà lasciarsi alle spalle tutte le proprie ingenuità per immergersi a fondo in un ambiente in cui sono le pistole e la violenza a parlare.
Il reportage di Salas è certosino, maniacale nei dettagli, tanto che la lettura risulta a volte ostica, piuttosto noiosa. Per quanto il tema trattato sia senza ombra di dubbio interessante, questo immane bagaglio di informazioni, date e nomi tende a formare nella mente del lettore medio una gran confusione, con il rischio di decidere di mollare la lettura a metà o di scivolare da un paragrafo all’altro senza troppa attenzione.
Inoltre, la sua nuova vicinanza all’Islam l’ha reso a tratti poco obiettivo. Se andare oltre l’informazione filtrata dagli obiettivi politici dell’Occidente è da ritenersi un atto coraggioso ed encomiabile, pure in alcuni casi si ha la forte impressione che Salas sia rimasto molto coinvolto dall’ambiente che ha frequentato per anni, diventando parzialmente “di parte” per quanto riguarda la situazione islamica.
Una lettura per chi già si interessa all’argomento da tempo e non ne è del tutto estraneo, o per chi non ha timore di mettersi a leggere con accanto un block-notes per gli appunti. Chi si aspetta una grande avventura d’azione, si metta il cuore in pace: non è con questo spirito che si può leggere “L’infiltrato”.

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