giovedì 2 agosto 2012

Fiabe irlandesi

L’Irlanda è una nazione che si fregia di una storia lunga e travagliata. Una storia fatta di tradizione, di origini straordinarie e magiche, di indefessa resistenza verso la dominazione straniera, di sentimento religioso intenso e profondo.
Se l’Irlanda è riuscita a passare quasi indenne attraverso la dominazione britannica e la sistematica umiliazione delle proprie origini e della propria tradizione culturale è anche grazie ad alcuni letterati della borghesia protestante che, a cavallo tra il XIX e il XX secolo, hanno cercato in tutti i modi di recuperare quanto rischiava di andare irrimediabilmente perduto.
Ecco quindi fiorire studi sulla lingua gaelica, sulla musica, sulla danza e sul folklore, compiuti in modo più o meno scientifico in base ai documenti – filtrati attraverso la straordinaria cultura monastica irlandese, tanto elevata da essere esempio per il resto d’Europa per un ampio periodo del Medioevo – ma soprattutto alla testimonianza diretta dei ceti “bassi”, ancora immuni al contagio della lingua inglese e della industrializzata cultura britannica.
William Butler Yeats (1865 – 1939) fu uno dei più importanti letterati d’Irlanda. Di buona famiglia, protestante, autore poetico e teatrale, portò agli estremi la ricerca del folklore locale, già avviata da altri letterati tra cui la madre di Oscar Wilde, a sua volta scrittrice di fama.
Egli riuscì a raccogliere una considerevole mole di materiale narrativo, in parte mediato dalla penna di altri scrittori, in parte tradotto dall’irlandese e, in alcune occasioni, documentato tramite l’ascolto diretto di individui che raccontavano esperienze personali o di conoscenti. Questo notevole lavoro di documentazione sfociò in due distinte raccolte: “Fiabe e racconti popolari delle campagne irlandesi” e “Fiabe irlandesi”.
La casa editrice Newton Compton ne ha messo in stampa una versione completa, unendo i due testi in un unico volume che prende il titolo dal secondo tomo, un’ottima traduzione che rispetta sia le note dell’autore che le parti nel dialetto gaelico, lasciate come nel testo originale.
Nella raccolta sono presenti leggende, favole (che forse un tempo avevano una diversa forma e contenevano messaggi andati perduti con il tempo) e testimonianze, nonché ballate poetiche e musicali. Questa varietà all’origine dei testi si evidenzia anche nelle diverse caratteristiche della prosa, che cambia continuamente volto.
Si passa dalle narrazioni fiabesche, palesemente letterarie, a racconti dallo spiccato umorismo irlandese, fatto di sarcasmo a volte anche pungente, irrisorio tanto verso i buoni quanto verso i cattivi. Le narrazioni in prima persona conservano un tono popolano e sono molto più inframmezzati da termini ed esclamazioni dialettali, che l’autore si premura poi di tradurre per il lettore. Altre storie possiedono ancora tracce dello spirito epico con cui venivano tramandate in origine.
I temi sono molti e Yeats ha diviso le storie a seconda del soggetto trattato. Gli antichi dei, per esempio, si sono trasformati in fate e folletti, esseri dispettosi o benevoli che entrano sovente nelle faccende umane e che non amano essere oggetto di conversazione. Alcuni spiriti si affezionano alle famiglie e le seguono per generazioni. Altri possiedono ricchezze, altri ancora desiderano solo il male di coloro che sono tanto sfortunati da trovarli sulla propria strada.
Vi sono poi racconti sui Santi e sul Diavolo, voce della potenza cattolica nel Paese. Satana compare molto spesso nelle storie (spesso con il familiare nomignolo Nick) e solo l’astuzia può salvare dal cadere nella sua trappola. Più che il Principe delle Tenebre, sembra un affarista dell’Inferno, a sua volta un folletto dannoso e dispettoso.
C’è anche un capitolo sulle apparizioni di fantasmi, anime inquiete fin troppo desiderose di mostrarsi ancora ai viventi. Si parla, inoltre, dei mondi paralleli, quelli dell’Eterna Giovinezza o della Morte, tracce delle antiche credenze religiose celtiche.
Tutti insieme, questi elementi straordinari vanno a forgiare il muliebre volto di un’Irlanda pagana e cattolica allo stesso tempo, forse l’unico luogo al mondo ove la tradizione celtica è riuscita a sposarsi con la religione europea in perfetta armonia, senza scossoni particolari, ricavando dall’unione qualcosa di speciale che non ha eguali.
Una parentesi di sogni e di sorrisi con qualche brivido d’inquietudine.

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