martedì 18 dicembre 2012

Velieri

Il veliero, la magnifica imbarcazione dagli alberi svettanti, le vele spiegate al vento, che per secoli ha solcato mari e oceani diventando simbolo di libertà e avventura, è caratterizzato da una storia entusiasmante fatta di innovazioni, evoluzioni, sfide e battaglie. Purtroppo, nel nostro Paese esiste pochissimo materiale di consultazione sull’argomento, nonostante la nostra gente viva da sempre a stretto contatto con il mare.
Attilio Cucari, nel suo “Velieri – Storia e tipologie dei dominatori del mare”, propone un viaggio attraverso l’evoluzione del veliero dal Medioevo fino agli ultimi giganti degli oceani, scomparsi nel XX secolo. Il volume a colori, in un particolare formato quadrato, riassume le caratteristiche del manuale tecnico e del libro d’arte. Ogni tipologia di veliero viene dapprima presentata sotto il profilo storico e tecnico, grazie a brevi capitoli caratterizzati da un linguaggio semplice e diretto, che offre una conoscenza della nomenclatura specifica e non si presta né a fraintendimenti né a confusione da parte del lettore.
Dopodiché, si passa alla descrizione di alcune imbarcazioni appartenenti alla “famiglia” appena presa in esame. Ogni veliero è presentato tramite uno schematico elenco delle specifiche tecniche (dimensioni, tonnellaggio, armamento), un prospetto dello scafo e dei ponti e una descrizione spigliata e gradevole della sua storia, dal varo alle avventure per mare, fino all’eventuale affondamento o disarmo. Per chiudere in bellezza, ogni veliero è stato riprodotto a colori, nei minimi dettagli. Queste illustrazioni pregevolissime vanno a coronare un progetto encomiabile e consentono una comprensione superiore di quanto descritto a parole.
Il primo veliero vero e proprio fu la cocca, imbarcazione mercantile medievale utilizzata sia nelle acque del Mediterraneo sia nei mari del nord europeo. Lo scafo era composto di assi di legno, denominate fasciame, di norma sovrapposte bordo su bordo. Il ponte della nave presentava due parti rialzate, i castelli, una a poppa (il fondo della nave) e una a prua (la parte frontale). Le vedette e gli arcieri che difendevano l’imbarcazione da eventuali attacchi prendevano posto sulle coffe, piattaforme protette da parapetti che si trovavano sugli alberi della nave. La cocca presentava un solo albero centrale, detto albero di maestra, con vela quadra. Successivamente vennero introdotti altri due alberi, uno sul castello di poppa (mezzana) e uno su quello di prua (trinchetto). Le vele potevano essere quadre o triangolari (vele latine), governate tramite il sartiame, una complicata serie di corde e carrucole. Il timone era costituito da due remi fissati ai lati della poppa. In epoca successiva, invece, venne sviluppato un timone centrale alla poppa, detto timone alla navaresca. La cocca poteva già portare a bordo armi da fuoco pesanti.
L’erede della cocca fu la caravella, divenuta famosa per essere stata l’imbarcazione utilizzata nei viaggi verso le Americhe. Questo veliero nacque all’inizio del 1400 e la sua fortuna coincise con le grandi traversate oceaniche, per poi declinare verso il XVII secolo. La caravella aveva una forma panciuta e tonda. Di norma presentava tre alberi, con vele quadre e latine che le conferivano una grande velocità e agilità di manovra. In aggiunta, l’albero di bompresso, che si prolungava esternamente dalla prua, aveva una vela quadra chiamata civada. Le caravelle più grandi presentavano un cassero a poppa, vale a dire un castello sopraelevato rispetto a quello di prua.  Questo veliero era soggetto a problemi strutturali, ma nel complesso si trattava della nave più affidabile e innovativa in circolazione, almeno fino all’avvento della caracca.
Questo nuovo veliero, la cui fortuna durò dalla metà del XV alla metà del XVII secolo, ebbe origini prettamente mercantili. Aveva più ponti sovrapposti, castelli non sporgenti dallo scafo e una non disprezzabile capacità di artiglieria, disposta nella formazione a batteria, in file orizzontali sovrapposte lungo le fiancate della nave. Grazie allo scafo calafatato (impermeabile) la caracca possedeva un’ottima resistenza alle intemperie e trasportava un maggiore carico di merci, armi e soldati.
Si passa quindi al galeone, la prima nave a vela con decorazioni lignee e pittoriche sui casseri di poppa e prua. I castelli si fecero molto alti, il carico d’artiglieria aumentò considerevolmente e si poté piazzarlo su più ponti. Questi casseri così alti erano decorativi e capienti ma presentavano anche uno svantaggio: facevano resistenza al vento, frenando la velocità della nave.
Successivamente nacque il vascello. Venne adottato il timone comandato attraverso una ruota posta sul cassero di poppa. Il castello di poppa passò dalla forma quadrata a quella rotonda. Gli alberi vennero suddivisi in tre sezioni, chiamate albero maggiore, albero di gabbia e alberetto, tutte munite di vele quadre. Solo l’albero di mezzana portava una vela triangolare, poi divenuta trapezoidale e denominata vela aurica o randa. Più avanti ne vennero aggiunte altre. Lo scafo era suddiviso generalmente in tre ponti, mentre il carico di artiglieria decretava la classe del veliero nella sua funzione militare.
Parallelamente, entrò in servizio un nuovo tipo di veliero chiamato fregata, che solcò i mari fino alla metà del XIX secolo. Era una nave mercantile e bellica di grande agilità di manovra. Capace di manovre molto rapide, la fregata era molto utilizzata come scorta.
Il successo raggiunto nella ricerca della velocità massima spinse i costruttori alla creazione del clipper. Il suo nome deriva dal verbo inglese “to clip”, tagliare, ed è esplicativo del suo modo di fendere le onde alla massima velocità. I clipper avevano uno scafo allungato, con piccoli castelli a prua e a poppa. Gli alberi erano tre e montavano cinque vele quadre; quella di gabbia era divisa in due per facilitare le manovre. Questi velieri non avevano bisogno di un equipaggio numeroso e gareggiavano tra loro nel trasporto del tè e dell’oppio dall’Oceano Indiano.
Tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo il vapore soppiantò la navigazione a vela, ma per diversi anni si costruirono comunque imponenti navi fornite di alti alberi con una ricca velatura, in quanto la propulsione a vapore non era ancora perfezionata.
Oggi i velieri possono essere visti e vissuti solo tramite le ricostruzioni e le navi scuola. Questo libro costituisce uno splendido sistema per avvicinarsi alla magica sfida dell’uomo al mare.

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