lunedì 27 giugno 2011

La biblioteca dei morti

Il romanzo LA BIBLIOTECA DEI MORTI è entrato in casa mia la sera del 12 settembre tra le mani di mio padre. Si era fatto irretire dalla copertina e non ha saputo aspettare il mio compleanno per darmelo. Non lo biasimo. Visto il titolo, lo sfondo ‘librario’ e l’atmosfera cupa…l’avrei comprato al volo anche io!
Si è trattato quindi di un regalo molto gradito a cui finalmente ho trovato un po’ di tempo da dedicare. Ma veniamo al romanzo in sé.
La Biblioteca Dei Morti è il primo romanzo dello scrittore Glenn Cooper, uomo dai molteplici interessi che stavolta ha intessuto un giallo letterario di ampio respiro. Il romanzo è stato pubblicato in Italia dalla Editrice Nord, in un'edizione che attira lo sguardo e la curiosità del lettore per la sua sobria aria di mistero.
La storia ha per protagonista l’agente FBI Will Piper, esperto profiler di assassini seriali che si trova quasi alla fine della carriera, afflitto dalla solitudine e dall’alcolismo dopo essere stato degradato a causa di una relazione con una collega. Stanco e disilluso, desideroso solo di raggiungere la tanto agognata pensione, Will non ha la minima intenzione di occuparsi del caso Doomsday, il killer che uccide dopo aver avvertito la vittima tramite una cartolina su cui spicca il macabro disegno di una bara. Non può però sottrarsi agli ordini e si troverà ad affrontare le indagini insieme alla collega Nancy, destreggiandosi attraverso morti che non sembrano avere veramente un legame tra loro, non fosse per la cartolina.
Le loro indagini si scontreranno presto con un segreto governativo custodito gelosamente fin dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, e a ben guardare da prima ancora…forse dalla nascita di un infausto bambino nel lontano 777 d.C. e dalla formazione di una terribile Biblioteca vergata di suo pugno che decreta il destino di ogni uomo.
Per quanto il romanzo sia buono, non soddisfa appieno le aspettative. Forse anche a causa di una traduzione poco felice, c’è un fiorire di termini stranieri per definire mestieri e parti della città di New York che possono risultare ostici al lettore medio che non mastica l’inglese e che magari si trova a chiedersi cosa significhi andare ‘uptown’ o cosa faccia nella vita un ‘profiler’. Il desiderio di rendere al massimo la modernità della vita newyorkese di quando in quando suona forzato, sbandierato più che sentito.
La scelta di un protagonista alla fine della carriera e affetto da alcolismo che si riscatta con un’indagine esplosiva è stantia e toglie un’altra fetta di interesse, come poco interessante è anche il coinvolgimento della famosa Area 51. Inoltre i salti temporali sono confusionari, saltabeccando tra passato (recente o remoto) e futuro così spesso che ci si trova a dover tornare indietro per controllare se si sta procedendo con la storia o se si è alle prese con un'altra parentesi.
La trama si risolleva e la prosa riacquista una piacevole freschezza quando l’autore ci porta nel passato più remoto, insieme al priore Josephus e al terribile segreto che l’anno infausto gli imporrà di serbare. Forse per una passione personale più sincera, le scene medievali scorrono piacevolmente, portando il lettore a considerare con maggiore indulgenza quanto letto in precedenza.
Anche il finale è piuttosto scontato, un po’ buttato via.
Nel complesso, un romanzo senza cime né abissi da un autore che potrebbe dare di più e a cui si spera venga data un’altra occasione.

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