sabato 25 giugno 2011

L'Accalappiastreghe

Che Walter Moers fosse un genio della letteratura fantastica contemporanea lo sapevo da tempo. Dal giorno, in effetti, in cui un mio carissimo amico portò in Accademia la sua ultima lettura e me la affidò, invitandomi (obbligandomi moralmente) a leggerla.
Si trattava de "Le Tredici Vite e Mezzo del Capitano Orso Blu", il primo romanzo di questo autore e illustratore umoristico.
Come il suo ormai antico predecessore, "L’ACCALAPPIASTREGHE" (Salani) si può trovare nello scaffale dei romanzi per ragazzi. Questo ti fa pensare che si tratti di una semplice fiaba. Poi cominci a leggere e ti rendi conto che le tematiche non sono sempre adatte alla lettura spensierata di un bambino…anzi, molti aspetti della vicenda non possono essere compresi che da un adulto! Al contempo, l’umorismo e la natura dei protagonisti –animali parlanti, per lo più- ti costringono a tornare all’infanzia per riuscire a goderti la trama. Ma allora di che si tratta? Fiaba? Fantasy? Un miscuglio improbabile di entrambi o qualcosa di completamente nuovo?
Definire la letteratura di Moers è impossibile. Si può solo godersela senza fare tante storie. Se ti lasci prendere, se consenti a Moers di catturarti, non sei più libero finché non leggi la parola fine: mi sono fatta fuori L’Accalappiastreghe in tre giorni.
Eco è un cratto, cioè una creatura identica ad un gatto…non fosse per i due fegati, la capacità di parlare e la straordinaria intelligenza. Il crattino ha appena perso la padrona, deceduta di vecchiaia, e ora si aggira affamato e sperduto per la città di Sledwaya, turpe ricettacolo di malanni, virus e batteri caratterizzato da una popolazione sempre sul punto di tirare le cuoia. Quando la morte sembra ormai volerselo portare via per consunzione, una proposta diabolica gli viene offerta dal personaggio più equivoco di tutta Sledwaya: Malfrosto, l’Accalappiastreghe.
Malfrosto è il tiranno delle shokkie, le orride streghe di Zamonia, nonché il produttore di tutti i malanni di Sledwaya. Ambizioso e crudele alchimista, sta collezionando il grasso di tutti gli animali rari di Zamonia al fine di conservarvi le essenze volatili dei suoi esperimenti. Gli manca giusto del grasso di cratto e alla vista di Eco in tali condizioni si affretta a mettere l’animaletto alle strette.
Malfrosto si impegna a fornire al cratto pasti luculliani, una calda dimora e tutta la sua sapienza per un mese. Alla fine di quel periodo, avendolo ingrassato per bene, Malfrosto lo ucciderà e ne userà il grasso. Messo in condizione di decidere se morire subito di fame o dopo un mese a pancia piena, Eco firma il contratto che lo lega all’alchimista.
Comincia così una pazzesca avventura culinaria, alchemica e magica in cui Eco imparerà e mangerà di tutto, facendo conoscenza con assurde creature mai incontrate prima (pellestrelli, api demoniache, vedove bianche, ululoni…), finché non scoprirà che il cuore di Malfrosto non è così inattaccabile e che forse l’amore potrà essere la chiave per spezzare il contratto e continuare a vivere.
L’Accalappiastreghe è un romanzo sorprendente, a tratti toccante, sempre imprevedibile. Malfrosto avverte spesso il lettore che le favole di Zamonia finiscono sempre male e in questo caso risulta davvero difficile avere fiducia in un lieto fine. I momenti orribili non mancano, alternati a parentesi fiabesco/grottesche che lasciano spiazzati.
Moers continua a migliorare.

1 commento:

Laura ha detto...

Bella recensione. Adoro Moers e fa sempre piacere trovare pareri positivi sui suoi libri. (il mio preferito è "Rumo e i prodigi nell'oscurità", l'hai letto?)