giovedì 23 giugno 2011

Racconti fuori dal tempo

E’ la seconda volta che mi accosto alla produzione letteraria di Rolando Di Bari, una personalità poliedrica difficilmente etichettabile. Scrittore, artista, cultore di molteplici interessi, sa mettere tutto se stesso nei suoi racconti, che infatti sono uno specchio della sua anima e ne mostrano forse la versione più sincera. Essendo amica e collaboratrice di Rolando, mi fa piacere poter dire senza ipocrisia (altrimenti avrei silenziosamente evitato di scrivere questa recensione…) che i suoi racconti, nel torbido mare delle pubblicazioni autoprodotte, sono di ottima qualità e potrebbero figurare nel catalogo di qualsiasi grossa casa editrice italiana.
Racconti Fuori Dal Tempo (Punto&Virgola, 2009) è la seconda antologia di questo autore vigevanese, un naturale prosieguo della precedente Racconti Dal Nulla del 2004, che ho avuto modo di leggere due anni fa. I temi dei racconti, al di là del pregnante sottofondo autobiografico, sono sempre permeati da un’atmosfera fantastica. Anche quando il protagonista delle vicende non è un cavaliere errante – alla ricerca di un luogo, un volto, forse di sé o della risposta a un grande mistero dell’esistenza- il fantastico fa capolino, si insinua e di norma prende pieno possesso anche della situazione più attuale, comune, abitudinaria.
Per quanto gli spazi in cui si muovono i personaggi possano a volte essere ampi a perdita d’occhio, apparentemente senza fine, il vero spazio dell’azione si riduce molto spesso alla sola mente del protagonista, un groviglio di pensieri ed emozioni mai chiaramente esplicati e assediati dal vuoto immenso tutt’attorno. La componente psicologica, il dramma interiore dell’incomunicabilità, fanno da filo conduttore ai racconti. Ciononostante non si cade quasi mai nella ripetitività. Di Bari non cede all’autocommiserazione dei mali dell’anima, ma li sfrutta per aprire porte su nuovi mondi, creare diverse possibilità. Osa e dà vita a universi paralleli credibili che oltre a offrire una storia godibile danno anche materiale su cui riflettere, anche se la sua prosa trova sicuramente più punti di contatto con un lettore dall’animo introverso che con uno portato all’azione.
La forma, a ulteriore merito dell’autore, è chiara, pulita, precisa senza essere pedante, ricercata senza cadere nel lezioso. I racconti non sono, però, da leggere tutti d’un fiato. Di quando in quando, per non cadere nella certezza di aver capito il pensiero comune a tutti i testi dell’antologia, occorre posare il libro e mettersi ‘in pausa’, altrimenti si rischia di sottovalutare la raccolta e lasciarla scivolare via. E’ da trattare come un libro di poesie, con pazienza, rispettandone i tempi.
Non mi sono capitati spesso tra le mani autori italiani del ‘fantastico’ che mi dessero a un tempo il piacere della lettura e quello di un prodotto letterario fatto con i dovuti crismi. Spero che Rolando sforni presto altri racconti. Li leggerò con piacere.

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